Napoli, l'impronta di Conte

Leggi il commento sul momento degli azzurri, arrivati alla terza vittoria consecutiva
Napoli, l'impronta di Conte© LAPRESSE
Pasquale Salvione
4 min

È nato. In un pomeriggio di metà settembre, trascinato dai nuovi gemelli del gol. Il Napoli di Conte ha visto la luce a Cagliari, accecato dai lampi di Lukaku e Kvara. Terza vittoria consecutiva, primo posto in classifica, la chiara sensazione che da qui in avanti possa solo crescere. Il timbro dell’allenatore è già netto, marcato, inconfondibile: la squadra gioca, aggredisce, sa colpire e soprattutto ha imparato a soffrire. Sporcarsi le mani è necessario per vincere le partite, farlo tutti insieme è fondamentale per portare a casa i punti. Soprattutto se di fronte ci si trova un Cagliari così. Nicola merita solo applausi per come la sua squadra ha giocato. Non è crollata dopo essere andata sotto, ha reagito con grande veemenza e tanta qualità. Un grande Meret ha evitato che rientrasse in partita dopo l’interruzione per i diverbi fra i tifosi, quando si sono abbassati i giri del motore azzurro e si sono impennati quelli rossoblù. La differenza l’ha fatta la qualità, come sempre. Lukaku e Kvara hanno messo la firma sul successo, Lobotka e Anguissa sono stati i soliti maestri nel traffico di centrocampo, Buongiorno (al di là del gol finale) ha dato grande solidità in difesa. Gli ingredienti migliori per entrare nella settimana che porta alla sfida con la Juve, ieri scavalcata in classifica.

Giorni in cui Conte potrà continuare le sue riflessioni e il lavoro in allenamento. Da sarto, come ha ricordato, è chiamato a cucire il miglior vestito alla squadra. E in questo momento, da tecnico esperto e intelligente, l’idea che lo stuzzica è quella di un passaggio al 4-3-3, uno dei moduli che Di Lorenzo e compagni possono recitare senza particolari difficoltà. Non si tratta di uno stravolgimento, ma di ottimizzare le risorse: nell’economia della formazione titolare avere un centrocampista di ruolo in campo invece di un difensore può regalare più sostanza a un reparto che ha ora un assortimento da far invidia. È anche vero, come ricordano spesso gli allenatori, che limitarsi a una fredda analisi di un modulo non rende l’idea di quello che significa giocare una partita. Ora si parla di posizioni da occupare in fase offensiva (Conte ne utilizza cinque sulla linea d’attacco) e in fase difensiva (dove il Napoli è abituato ora a rannicchiarsi con una linea di cinque e una di quattro e a lasciare staccata solo la punta centrale).

Di sicuro ora lo stratega del Napoli può divertirsi a smontare e rimontare i pezzi in settimana e soprattutto in partita. Se c’è una necessità come ieri a Cagliari, quando ti giri verso la panchina vedi Raspadori, Simeone, Neres, Ngonge, McTominay, Gilmour, Folorunsho, Olivera e Rafa Marin. Non male per una squadra che non ha nemmeno il doppio impegno settimanale e può concentrarsi solo sul campionato. L’altro asso nella manica di Conte è proprio il fattore coppe. Le big iniziano la loro avventura in questa settimana, gli azzurri saranno a digiuno di martedì, mercoledì e giovedì. Ma la domenica avranno una fame doppia. C’è da giurarci.


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