Napoli, perché Neres è già cruciale per Conte

Al brasiliano sono stati sufficienti i sei minuti contro il Bologna per conquistare il Maradona e ora vuole tornare decisivo come all'Ajax
Fabio Mandarini
4 min

David Neres, l’uomo in più che in sei minuti di calcio ha conquistato Napoli, potrebbe fare strada come protagonista di una serie televisiva. In due partite al Maradona è stato capace di firmare due assist per Simeone e Anguissa nella mezzoretta di gioco accumulata contro il Bologna (i famosi 6 minuti) e il Parma (27), ma nella sua carriera è stato capace di prodezze di ogni tipo: con il pallone e senza. All’Ajax, una volta, si presentò in conferenza con i capelli viola, e nel 2019 non rispose al telefono a Tite, all’epoca ct del Brasile, che voleva avvisarlo della convocazione. «Non conoscevo il numero», disse. Poi, dopo un messaggio su WhatsApp, lo richiamò: et voilà. Carta c’è, carta non c’è: non ama i videogiochi ma preferisce i giochi di prestigio. Spariscono assi e re come il pallone: dribbling pazzesco, velocità della luce nel piede sinistro, il vezzo dell’assist, la voglia di ritrovare i gol come ai tempi dell’Ajax, dei trofei e della semifinale di Champions. Raggiunta ipnotizzando l’Europa ed eliminando anche la Juve nei quarti: ad Amsterdam fece gol e a Torino festeggiò la qualificazione. Ottimo memo verso la prossima di campionato.

Neres e la guerra in Ucraina

Il Napoli per averlo ha pagato 28 milioni più 2 di bonus al Benfica. In Portogallo ha giocato due stagioni, proveniente dall’esperienza fantasma allo Shakhtar. Durissima. In coda a un periodo personale da incubo: nel 2019, appena entrato nella Seleçao, è costretto a fermarsi quasi un anno - 297 giorni - per un brutto infortunio al menisco interno del ginocchio sinistro. Aveva 22 anni e correva verso la vetta: una mazzata tremenda. Lui, però, non si scompose: si rimise in piedi, De Zerbi lo chiamò a Donetsk e partì per l’Ucraina. Ma scoppiò la guerra: con lo Shakhtar non giocherà mai. E vivrà il dramma degli attacchi e delle corse nei bunker per dribblare le bombe.

A Napoli per la rinascita

Napoli dovrà restituirgli definitivamente il sorriso, cancellando al volo lo spavento per la rapina subita dopo la partita contro il Parma. È spuntata anche una pistola, era in un van con sua moglie Kira. A proposito: ha sempre raccontato di averla conquistata con un messaggio su Instagram. «D’altronde sono David Neres», amava scherzare con i compagni. Ai tempi dell’Ajax, però, non faceva il fenomeno: lo era diventato davvero dopo due stagioni di show e doppie cifre mai più centrate (14 e 12 reti dal 2017 al 2019). In Brasile cominciavano a inserirlo nel giro dei top per quel campionario di finte, dribbling, scatti, assist e gol. Esterno mancino che giocava a sinistra e che nel tempo ha cominciato a farlo a destra, rapidissimo, estroso, micidiale nell’uno contro uno. «Un uomo di samba e ginga», scrissero. David, però, non viene dalla terra del samba: è nato a San Paolo, quartiere Perus, tre fratelli, cibo sufficiente ma non abbondante. Papà Miguel, super tifoso del San Paolo che fu di Careca, esplose di gioia quando entrò nelle giovanili a 10 anni. All’inizio mancavano mediani e difensori e lui, pur di giocare, si adattò, ma dopo un attimo tutti capirono di cosa fosse capace e passò in attacco. Magari anche all’epoca gli presero i sei minuti. I sei minuti di Napoli.


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