Il Napoli di Conte è rinato: il notaio conferma

Le statistiche della Lega nelle prime tre giornate raccontano la crescita. Azzurri primi per possesso, tiri e assist, ma bisogna incrementare i dati realizzativi
Il Napoli di Conte è rinato: il notaio conferma© Getty Images
Fabio Mandarini

Il Napoli è tornato. È tornato a vincere, a lottare, a sacrificarsi. È tornato a essere una squadra vera, anima e cuore, corpo e cervello. Certo c’è ancora da fare, il lavoro e soltanto all’inizio e la rifondazione è stata radicale e profonda sia dal punto di vista tattico sia dal punto di vista dell’organico. E tra l’altro gli ultimi acquisti, alcuni addirittura fondamentali in prospettiva come Lukaku - soprattutto - e McTominay, hanno appena fatto in tempo a fare un’apparizione in occasione della partita contro il Parma (Rom, con gol) o al massimo un saluto con la mano prima di accomodarsi in tribuna a tifare. Insomma, diciamola bene: se aggiungiamo che Neres è arrivato dopo l’Hellas e che al pacchetto dei centrocampisti vanno aggiunti anche Gilmour, un’altra apparizione in borghese, e Folorunsho, appena reintegrato in rosa dopo i tormenti del mercato, Antonio Conte non ha ancora avuto il tempo materiale di lavorare al completo e dunque di assemblare la squadra a dovere. Eppure, dicevamo, le prime soddisfazioni sono arrivate: l’anima è stata ritrovata, e la missione forse più difficile in assoluto è compiuta; e due vittorie, di cui l’ultima in disperata rimonta contro il Parma, sono state messe in tasca. E ancora, a corredo: i numeri sono freddi, eccome, ma sono utili a capire, e così è venuto fuori che anche la statistiche cominciano a scaldare il cuore azzurro. Il bilancio finale è che il Napoli s’è riscoperto una squadra produttiva ma accorta, quindi intelligente. 

Napoli, i dati

Per la precisione, dopo tre giornate di campionato è primo in Serie A per possesso palla medio: 32’45’’; per numero di tiri: 59; per gli assist: 5, firmati da Kvara, Rrahmani, Spinazzola e due volte da Neres. E ancora: è secondo per pali e traverse (3). Ed è penultimo per le parate del portiere (una classifica che va letta al contrario): 4, e ciò significa che comincia a funzionare il castello di guardia alla porta di Meret. Piegato tre volte dall’Hellas, tra le onde del naufragio del secondo tempo, e poi su rigore da Bonny del Parma. La mareggiata di Verona ha condizionato i dati difensivi, delle reti subiti: 4 contro lo 0 della Juve e le 2 dell’Inter. C’è tempo.


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La concretezza

Le ombre del Bentegodi, però, si riflettono anche sui dati offensivi: 5 gol in tre partite, terzo attacco della Serie A alle spalle di Inter (8), Juve e Lazio (6), ma di certo pronto a rimediare soprattutto dopo l’arrivo di Lukaku e la crescita del sistema. La discrepanza tra i 59 tiri provati e i 5 gol segnati è impietosa: uno ogni 12 tentativi, con percentuale realizzativa dell’8.47%. L’impatto di Romelu con il Parma è stato importante ma l’impressione netta è che la concretezza in area migliorerà di pari passo con la pulizia delle scorie. Non è un caso che la vittoria contro la squadra di Pecchia in pieno recupero dopo 73 minuti a inseguire, di cui 17 senza mai centrare lo specchio nonostante un difensore in porta al posto del portiere espulso, sia stata costruita da due nuovi acquisti. Lukaku e Neres, autori del pari e dell’assist per il 2-1 di Anguissa. Un uomo della vecchia guardia, uno di quelli che ha sofferto di più nell’ultimo anno: se anche la memoria storica comincia a dimenticare, significa che il Napoli può guardare al futuro con fiducia. Appuntamento a Cagliari.


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Il Napoli è tornato. È tornato a vincere, a lottare, a sacrificarsi. È tornato a essere una squadra vera, anima e cuore, corpo e cervello. Certo c’è ancora da fare, il lavoro e soltanto all’inizio e la rifondazione è stata radicale e profonda sia dal punto di vista tattico sia dal punto di vista dell’organico. E tra l’altro gli ultimi acquisti, alcuni addirittura fondamentali in prospettiva come Lukaku - soprattutto - e McTominay, hanno appena fatto in tempo a fare un’apparizione in occasione della partita contro il Parma (Rom, con gol) o al massimo un saluto con la mano prima di accomodarsi in tribuna a tifare. Insomma, diciamola bene: se aggiungiamo che Neres è arrivato dopo l’Hellas e che al pacchetto dei centrocampisti vanno aggiunti anche Gilmour, un’altra apparizione in borghese, e Folorunsho, appena reintegrato in rosa dopo i tormenti del mercato, Antonio Conte non ha ancora avuto il tempo materiale di lavorare al completo e dunque di assemblare la squadra a dovere. Eppure, dicevamo, le prime soddisfazioni sono arrivate: l’anima è stata ritrovata, e la missione forse più difficile in assoluto è compiuta; e due vittorie, di cui l’ultima in disperata rimonta contro il Parma, sono state messe in tasca. E ancora, a corredo: i numeri sono freddi, eccome, ma sono utili a capire, e così è venuto fuori che anche la statistiche cominciano a scaldare il cuore azzurro. Il bilancio finale è che il Napoli s’è riscoperto una squadra produttiva ma accorta, quindi intelligente. 

Napoli, i dati

Per la precisione, dopo tre giornate di campionato è primo in Serie A per possesso palla medio: 32’45’’; per numero di tiri: 59; per gli assist: 5, firmati da Kvara, Rrahmani, Spinazzola e due volte da Neres. E ancora: è secondo per pali e traverse (3). Ed è penultimo per le parate del portiere (una classifica che va letta al contrario): 4, e ciò significa che comincia a funzionare il castello di guardia alla porta di Meret. Piegato tre volte dall’Hellas, tra le onde del naufragio del secondo tempo, e poi su rigore da Bonny del Parma. La mareggiata di Verona ha condizionato i dati difensivi, delle reti subiti: 4 contro lo 0 della Juve e le 2 dell’Inter. C’è tempo.


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