Napoli, è arrivato decimo anche Kvaratskhelia

Leggil il commento sull'attaccante georgiano e sulle ultime dichiarazioni sul suo futuro
Massimiliano Gallo
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La speranza è che Kvaratskhelia non sia in confusione come il suo procuratore e il suo papà. Che domenica sera hanno offerto una ulteriore prova di approssimazione. Procediamo per gradi. E cominciamo col dire che se appena un anno fa sei arrivato diciassettesimo al Pallone d’Oro, dopo essere stato indiscusso protagonista di uno scudetto che a Napoli mancava dai tempi di Maradona, e guadagni appena 1,4 milioni di euro (con qualche bonus, ma per il calcio di alto livello sono bruscolini), vuol dire che il tuo procuratore non è proprio bravissimo. Senza bisogno di scomodare la memoria di Mino Raiola, ci basta citare il signor Darko Ristic che ha fatto firmare a Vlahovic un contratto che adesso obbliga la Juventus a versargli uno stipendio di dodici milioni netti. Sette volte l’ingaggio di Kvara col Napoli.

Mamuka Jugeli - è il nome dell'agente di Kvara - è evidentemente consapevole che non ne sta uscendo benissimo. E allora, come spesso accade a chi è in difficoltà, prova a forzare la mano in maniera maldestra. Con una doppia intervista - sua e del padre del calciatore - alla tv georgiana. In cui da un lato annunciano che vogliono lasciare Napoli. Dall’altra parte provano a tenere fuori Khvicha: «Non abbiamo parlato con lui». Un gioco delle tre carte in versione caucasica. Senza sapere che a Napoli il passatempo in questione è stato a lungo sport cittadino. Il tutto mentre rimbalzano le dichiarazioni rilasciate da Kvara a The Players’ Tribune in vista degli Europei: «Sono felice di giocare per il club di Maradona. È merito di mio padre se sono a Napoli». Insomma un pasticcio come peggio non si poteva. La situazione è molto semplice. Kvaratskhelia è blindato. Ha altri tre anni di contratto. Guadagna poco, non c’è dubbio. Ma minacciare non è l'arma più efficace per ottenere un rinnovo adeguato alle qualità del calciatore. Qualità innegabili. Ma è altrettanto innegabile che sono state evidenti il primo anno. Decisamente meno il secondo. È vero che il club ha cambiato tre allenatori (se n’è lamentato il papà), va anche detto che se Kvara non si fosse mangiato due gol da solo davanti al portiere contro Milan e Empoli, probabilmente Garcia non sarebbe stato esonerato. Non vogliamo addebitare al georgiano la stagione infelice, ci mancherebbe, però è indubbio che ci sia stato un concorso di colpa. In campionato il numero 77 ha segnato undici reti (uno anche su punizione) e servito sei assist; in Champions zero (anche a Madrid si divorò un’ottima occasione) e appena un assist.

Kvaratskhelia è un gioiellino. Ma deve ancora dimostrare di valere lo stipendio da top player. Ha tempo per farlo. Ha 23 anni. Merita un aumento, questo sì. La strada per ottenerlo, però, non è quella lastricata di controproducenti minacce lanciate da una tv georgiana. Né di inutili accordi col Psg che per averlo dovrebbe presentarsi a De Laurentiis con un’offerta monstre. Procuratore e papà non rovinino ulteriormente la posizione di questo talento che ha la fortuna di ritrovarsi Conte allenatore. Provino a fargli avere un ingaggio alla sua altezza. Se ne sono capaci.


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