Come avrebbero detto Lello Arena e Massimo Troisi: «Chi parte sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca». E dev’esserci un problema di rotte, o un equivoco di fondo, se Victor Osimhen viene atteso a Napoli per giovedì sera, appena in tempo per salutare i compagni, eventualmente incrociarli per la seduta di allenamento di venerdì e poi decidere se ritenersi abile (e arruolabile) per la sfida con il Genoa. La finale di coppa d’Africa si è giocata domenica sera e la delusione per la sconfitta con la Costa d’Avorio è stata mitigata ieri nell’incontro ad Abuja con il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, che ha ricompensato la nazionale con una medaglia d’argento, il titolo di «Membri dell’Ordine del Niger», un pezzo di terra all’interno nella Capitale e pure un appartamento: però poi, dopo gli abbracci, il viaggio di ritorno verso la normalità ha avuto percorsi diversi. Victor Osimhen è atteso a Capodichino per domani, ch’è giovedì, ventiquattro ore dopo l’arrivo in Italia di Ademola Lookman, che l’Atalanta - pressando - ritroverà nel pomeriggio di oggi, e a trentasei ore di distanza da Samuel Chukwueze che invece viene annunciato a Milanello persino per mezzogiorno. Le vie del cielo sono infinite e quelle di Victor Osimhen sembrano misteriosamente più lunghe, avvolte sistematicamente nelle nuvole, e anche tormentate da quello stato d’ansia che si avverte ogni volta che comincia una sua missione in nazionale.
Napoli, come sta Osimhen?
Poi, è chiaro, bisognerà pure verificare le condizioni fisiche di Osimhen, che ha giocato sette partite su sette, s’è caricato di qualche supplementare come i suoi compagni ed ha avvertito qualche colichetta che l’ha tenuto persino in dubbio per la semifinale, che poi ha giocato, mentre adesso va risolto un altro rebus: ci sarà con il Genoa o questo viaggio interminabile e sfiancante spingerà il Napoli a rinunciare al proprio centravanti, (ex) capocannoniere, per tenerselo fresco, anche riposato, per la gara con il Barcellona, che è in calendario per mercoledì prossimo.
Osimhen, l'uomo dei sogni
Succede, all’improvviso, che l’uomo dei sogni vissuti ed anche realizzati si trasformi, nel suo piccolo, in un incubo da domare: dallo scudetto in poi, Osimhen s’è trasformato in un caso ricorrente, un conflitto intestino logorante che ha avuto un peso in quest’avvio di stagione, insospettabile per una squadra che l’anno scorso ha dominato (e demolito) il campionato pure con i suoi 26 gol. Però, poi, è arrivata l’estate, un’offerta del Psg rimasta nella penombra, centocinquanta milioni di euro che adesso rappresentano un oceano di rimpianti, un braccio di ferro per il rinnovo che ha avuto bisogno di una dozzina di appuntamenti, prima della firma del 23 dicembre, la clausola da 130 milioni e le dichiarazioni sul futuro, ormai orientato da Osimhen («Ho già chiaro il piano, so cosa voglio fare, ho già preso la mia decisione sul prossimo step da compiere e so che molti associano il mio nome alla Premier, uno dei campionato più belli del mondo») e legittimato dalla pubblica ammissione di De Laurentiis («Sapevamo già dalla scorsa estate che Osimhen sarebbe andato al Paris Saint Germain, al Real Madrid o in Inghilterra»).
Napoli, si gioca
Sette punti dal quarto posto e dunque dalla Champions League, quattro dal quinto, che potrebbe comunque spalancare le porte nell’elite del calcio: sabato c’è Napoli-Genoa, Osimhen è un’ombra di una vigilia lunghissima. Chi parte non sa quando torna, se si chiama Victor Osimhen.