NAPOLI - Cyril Ngonge, il colpo di mercato da 19 milioni di euro scritto, diretto e prodotto da Aurelio De Laurentiis, al Maradona ha già giocato il 15 aprile 2023 con la maglia del Verona, contro il Napoli, ma domenica, nove mesi dopo, nasceranno un’altra vita e un’altra storia: l’esordio in casa con la maglia azzurra andrà in scena proprio contro l’Hellas. La sua ex squadra. Quella che fino al 17 gennaio lo ha svezzato e accompagnato al grande salto. Il destino non avrebbe potuto fare di meglio, altroché, mentre lui dovrà fare più del massimo per destabilizzare le idee di Mazzarri e provare a conquistare spazio e posto nel cortile delle statue dello scudetto. Ovvero: dovrà darci dentro, Cyril, perché il suo concorrente diretto nel tridente, a destra, è Politano (fresco di rinnovo fino al 2027), e oltre a Lindstrom, volendo guardare anche a sinistra, l’altro totem si chiama soltanto Kvara.
Ngonge e i suggerimenti di Mertens
Ngonge, però, è uno scaltro. Uno sveglio. Un giovanotto di 23 anni che in campo non disdegna rovesciate e colpi dello scorpione e che fuori, invece, va in giro con una sorta di assistente deputato a seguirlo nella fase di assestamento e che sa anche chiedere l’aiuto giusto da casa: a quanto pare ha chiacchierato con Mertens, da belga a belga-napoletano, ma tutto sommato per entrare nei vicoli e nel cuore di Napoli, e per cogliere un po’ meglio le prime sfumature, non c’è migliore soluzione se non cominciare a vivere in prima persona il romanzo popolare. La partita. La gente, l’attesa e le ambizioni di una città che ha ancora in bocca il sapore dello scudetto ma anche l’amaro di una fetta di stagione finora molto deludente. A tratti incomprensibile.
Ngonge aspirante scugnizzo
Ecco, in questo senso Ngonge può diventare una delle chiavi di nuova lettura e anche la mano di nuove trame: ha voglia, entusiasmo, brio, verve. Che in un solo concetto possono essere sintetizzati così: quelli che hanno cominciato a conoscerlo dicono che si tratta di uno sfrontato, di un guascone, facciamo anche di un aspirante scugnizzo che ha portato un po’ di elettricità nello spogliatoio. Bene, non resta che raddoppiare i volt in campo: a destra nel tridente, dicevamo, o anche nei tre dietro la punta a partita in corso; o magari, quando è la partita stessa a chiederlo, a recitare da punta. Prima o seconda, all’occorrenza, in virtù della rapidità e della tendenza alla conclusione. Un jolly.