Napoli, Mazzarri reinventa la squadra: le mosse per la svolta

Senza Osimhen e Anguissa tra infortuni e scelte tecniche l'allenatore è pronto a cambiare: i dettagli
Antonio Giordano
4 min
Tagsnapoli

È rimasto il ricordo - ch’è sempre tenero - e poi tutto il resto è volato via: non c’è neppure più il tridente, sparito nell’ennesima notte buia, quella nella quale Mazzarri ha scelto di essere sé stesso, di smettere di ispirarsi a qualcosa così distante da lui. Era l’uomo del 3-5-2 (o 5-3-2?) e con qualche accorgimento, sistemandosi nelle due fasi, è sceso a un ennesimo compromesso: quando la palla ce l’hanno gli altri, si abbassa Zerbin, con Di Lorenzo che scivola a fare il «braccetto» di destra; e nel momento in cui la fase diventa attiva, ragazzo vai su. È una via di mezzo, in realtà sa di equivoco o di patto con la propria anima, e però ora, nel viaggio virtuale verso (il) Torino, altro bisognerà inventarsi, quasi una squadra.

Mazzarri, ora si cambia

La ricostruzione partirà dal basso e qui dovranno esprimersi i medici: il risentimento muscolare alla coscia sinistra di Meret è un segnale dei tempi, la rielaborazione dovrebbe cominciare dalla porta, che verrà affidata a Gollini (se smaltirà il problema a una caviglia che gli ha impedito di entrare con il Monza), e poi si passerà altrove.

Anguissa e Osimhen, due assenze pesanti

Perché il Napoli avrà due vuoti «terribili» da colmare, tutta «colpa» della Coppa d’Africa, che ha precettato Anguissa ed Osimhen e costringerà a trovare soluzioni nuove, anzi antiche. In mezzo al campo, a fare il mediano, viene facile pensare che il sostituto naturale di Anguissa sia Cajuste, però chiede spazio anche Gaetano, altrimenti costretto a chiedere di cambiare aria. E poi c’è il mercato, che magar potrà irrompere - certo non a Torino - per raddrizzare equilibri che sono evaporati da sempre, con Garcia, e che non sono mai più stati ritrovati.

Il ritorno di Politano

Almeno torna Politano e per Mazzarri è una bella dose di energia: a destra, c’è bisogno di superiorità numerica e anche di quella dedizione che fa dell’esterno un valore aggiunto.

In avanti sfida tra Raspadori e Simeone

Ma senza Osimhen, va individuato il centravanti: Raspadori ha le caratteristiche e il talento per essere la prima punta moderna, sa giocare in vari modi, sa sfilare dalle linee e anche attaccare lo spazio, sente la porta e se non può arrivarci sa come mandarci gli altri. Però il cholito Simeone vorrebbe (vuole!) giocare, non può certo più accontentarsi dei 5’ più recupero con il Monza o di quella manciata di occasioni racchiuse nei 403' complessivi che la coppia Garcia-Mazzarri gli ha offerto in questo quadrimestre. Giovanni Simeone prova a convincere il suo nuovo allenatore, a fingere di ignorare le voci del mercato che lo riguardano da vicino, a non ascoltare il brontolio della propria coscienza che certo non può essere lusingata da un minutaggio così basso, quasi inesistente, certo inespressivo. Se la gioca a modo suo, anche lui, sapendo che questo gennaio sarà comunque intenso, da attraversare con fierezza per capire se deve sentirsi dentro al Napoli o in procinto di mettersi in viaggio.


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