Napoli, c’è qualcosa di nuovo

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Napoli, c’è qualcosa di nuovo© FOTO MOSCA
Alessandro Barbano
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C’è qualcosa di nuovo oggi nella testa del Napoli. Ma se lo cerchi nella vittoria, rischi di illuderti. Perché la vittoria in una gara equilibrata è sempre bugiarda, tanto più se, come ieri, è propiziata da un clamoroso scivolone del portiere atalantino Carnesecchi. La novità sta nel fatto che ciascuno torna a giocare per gli altri. Lo vedi dalla reazione all’errore: Kvara perde la palla e corre precipitosamente nella sua area a fermare il contropiede bergamasco. Lobotka sbaglia un appoggio e si riposiziona in diagonale al centro del gioco. Mazzarri vuol dire già coraggio, solidarietà, empatia, dopo una fase di maledetto solipsismo. È una sveglia, non una guarigione completa. Perché il Napoli è ancora timido nelle uscite dalla propria area con la palla al piede, soffre la copertura a uomo di Gasperini, mostra incertezza in costruzione con i suoi centrali. E non ha sempre nei piedi il palleggio veloce che serve per fare possesso palla e dominio del gioco, spostando il baricentro in avanti. E ancora: soffre nel gioco aereo difensivo e regala all’Atalanta, non solo il pareggio, ma anche altre occasioni per colpire di testa a pochi metri da Gollini. Il gol di Lookman è una furbata: sul traversone di Hateboer l’attaccante anglonigeriano finge uno scatto e poi arretra di un passo per sottrarsi alla marcatura, ma è Rrahmani che desiste ad andare incontro alla palla per colpire per primo. Con l’effetto di rinunciare alla copertura a zona e far male quella a uomo. Per fortuna l’Atalanta non è più negli ultimi trenta metri una macchina da guerra, perché il rodaggio di Gasperini è più lento del previsto. L’insistenza su De Ketelaere è una scommessa che forse un domani sarà vinta. Per ora si paga il prezzo di rinunciare a far crescere un attaccante come Scamacca, confermando l’inconscia idiosincrasia del tecnico per i centravanti di ruolo. Ma fin qui il Napoli è andato sotto con squadre molto meno attrezzate dei bergamaschi. Se ieri ha contenuto il forcing avversario dopo il pareggio, lo deve proprio a quello spirito di gruppo per cui si difende e si attacca in undici. E soprattutto si fanno le sostituzioni giuste al momento giusto.

L’ingresso di Osimhen (apparso subito in buona condizione fisica) e Elmas ha ridato fiato e profondità alla manovra azzurra, ponendo fine all’assedio atalantino. E se è vero che Carnesecchi ha offerto l’occasione del gol su un piatto d’argento, è altrettanto vero che il suo errore giunge contro un pressing finalmente corale e asfissiante. Qualcosa in mezzo ancora non gira come dovrebbe, perché la dotazione tecnica azzurra suggerirebbe di far girare la palla ancora più velocemente. Ma il centrocampo paga un palleggio difensivo artigianale, che impone ai centrocampisti di arretrare più del dovuto e costringe gli attaccanti a ricevere palla troppe volte spalle alla porta. Questo equilibrio rischia di diventare, contro avversari più forti, una subalternità che penalizza il potenziale di attaccanti come Kvara e Osimhen. Il compito principale di Mazzarri sarà questo: aiutare il Napoli a giocare a testa alta con lo sguardo verso la porta avversaria, postura tattica nella quale questa squadra è quasi imbattibile. Ci sono due partite per perfezionare questa transizione. E sarà una prova del fuoco. Perché contro Inter e Juve il Napoli non può concedere agli avversari il controllo della gara, credendo di difendersi nella propria tre-quarti. O è in grado di imporre il suo gioco, oppure rischia di soccombere. Lautaro non è il pur bravo Lookman o piuttosto Muriel. In questo senso la trasferta madrilena di mercoledì contro il Real rappresenta una prova generale. Nella quale il Napoli misurerà contro una squadra di peso internazionale, ancorché falcidiata dagli infortuni, la sua capacità di imporre il suo gioco. Il risultato conta relativamente, poiché la qualificazione azzurra poggia soprattutto sulle gare successive di Champions. Ma se il Napoli tiene botta al Real, può sperare di farlo anche nelle due gare decisive di campionato. Nelle quali, come abbiamo già detto, si capirà se Mazzarri è qui per salvare il salvabile o piuttosto per rimettere le ambizioni azzurre al posto giusto.


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