Napoli, doppio party per Kvara: nozze e gol, i retroscena

Victor è infortunato ma la prima l’ha risolta il georgiano con 2 gol. Garcia aspetta il bis in Europa
Antonio Giordano
4 min

I l dardo è tratto e dopo 426 giorni, travestendosi da arciere, Khvicha Kvaratskhelia si è rimesso a posto con se stesso, con quella sua coscienza esagerata, con la voglia matta di stupire, di mostrare al Mondo che oltre i dribbling c’è un attaccante che ha il gol nel sangue, se il destino non gli gioca contro. Il tempo, un galantuomo, sa lenire le microferite, cancellare i rimpianti, soffocare i tormenti dell’anima: Napoli-Monza, 4-0, si stava perdendo tra i ricordi, un punticino sfocato nel suo universo, la sua prima e unica doppietta (tiro a giro, poi rasoiata dopo una serie di sterzate) quando è ricomparso Verona, il palcoscenico dell’apparizione. 

Le frecce

Kvara nacque lì, al Bentegodi, pareva uscito da un uovo, una sorpresa stellare, finte e veroniche, rete di testa e no-look spaziale per Zielinski: ma quel talento eccezionale, già infilato di diritto nel listone dei primi trenta per il Pallone d’Oro, non poteva accontentarsi della normalità. Verona-Napoli, quattordici mesi dopo, ha rievocato quel pomeriggio di Ferragosto pieno di Kvara, ha rappresentato la rivincita contro questo trimestre vagamente “banale” - un autografo, con l’Udinese - ha rispolverato la genialità evaporata in una esistenza ricca di fatica, di spostamenti, di partite e anche d’un velo d’amarezza - la sostituzione a Marassi - già strappato ma da rimuovere.

Vale doppio

Senza Osimhen, e nella cupa atmosfera di giornate improvvisamente diverse da quelle vissute per un anno intero, Napoli ha inseguito una luce, l’ha trovata, s’è lasciata guidare a sinistra, persino ogni tanto al centro, raramente a destra, e però ovunque. E quando al minuto 43’ dell’ennesimo esame Politano è arrivato sino a Kvara, s’è intuito che (almeno) quel tunnel poteva considerarsi oltrepassato: un allungo secco, un movimento del corpo per disorientare Magnani, un sinistro tagliente per sorridere. Però certe feste vanno allungate e il secondo Kvara ha provveduto sfornando l’antico saggio del contropiede italo-georgiano, cinquanta metri a campo aperto, l’orzzonte libero, la solita ferocia nel mangiarsi l’erba e poi inviare baci alla signora Nitsa, da cinque giorni sua moglie.

Regalo di nozze

L’ultimo Kvara non si è negato nulla ed avendo stabilito (ovviamente in segreto) le nozze, celebrate in Georgia lunedì, da uomo responsabile ha organizzato un party prima e uno immediatamente dopo il sì: gol a Cipro, per cominciare, doppietta al Verona, per spalmare un pizzico di panna pure su Garcia, addolcendone il weekend e proiettandolo disteso e (quasi) raggiante verso Berlino.

Kvictor

Ma in tredici giorni pure roventi, con la Fiorentina diventata un’ombra insopportabile, con le voci - di dentro, di fuori - su una crisetta di nervi, e infine con un Napoli improvvisamente senza Osimhen, l’altra stella polare, a Kvaratskhelia, sotto voce, veniva chiesto altro, di più: inventarsi una mandrakata («trovata ingegnosa che permette di risolvere una situazione difficile»), per spazzare via quel febbrone da cavallo di un ambiente in fibrillazione, fare Khvicha ma anche Victor, praticamente diventare Kvictor, la crasi del gol. Osimhen gli manca, è un riferimento fisico e tecnico, e in sua assenza, nell’anno dello scudetto, al KK del Napoli era capitato di industriarsi con gli straordinari ad Amsterdam (nel 6-1), poi con il Torino (nel 3-1). Ma quella, quasi superfluo ricordarlo, è stata una fase sfarzosa del Napoli di Spalletti - bello, abbagliante sino a diventare accecante - mentre stavolta, proprio mentre il Bentegodi si stava per spalancare dinnanzi, rimanevano languorini da oscurare. Con un arcobaleno di nome Kvara. 


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