Rispetto a tutta la storia del Napoli, c’è questa novità di essere arrivati dove osano le aquile e aquile bisogna essere per proseguire il volo nell’alto dei cieli europei. Ai tempi romantici, soprattutto col petisso Pesaola, il Napoli giocava nella periferia del calcio europeo in Coppe di secondo e terzo livello con la leggerezza di chi aveva poco da chiedere in vittorie e trofei, impegnato in confronti di puro divertimento ed esclusioni per nulla sanguinose. Con Diego, l’immediata eliminazione diretta della Coppa dei campioni e lo scoglio Real Madrid a primo impatto furono superati dall’incantesimo nel quale ci teneva il pibe. Non eravamo ancora pronti per l’Europa.
Un Napoli europeo
Con la Champions, allargandosi la partecipazione a quattro squadre, il Napoli portato in alto da De Laurentiis (quattro secondi posti e quattro terzi posti) ha assunto una diverso “atteggiamento” europeo. Prima pizzicando finalmente gli ottavi di finale nell’anno col Chelsea e i confronti con Manchester City e Bayern, protagonista il Napoli di Mazzarri con Cavani, Lavezzi, Hamsik, poi emergendo con la formazione internazionale creata da Benitez, quindi lanciato da Ancelotti contro Liverpool e Paris Saint Germain con Insigne, Mertens, Albiol e Callejon. L’avvicinamento ai grandi confronti è stato graduale e man mano sempre più positivo. Finché è sbocciato questo Napoli di Spalletti, tutto nuovo, giovane, ambizioso e con costi contenuti, che ha superato le colonne d’Ercole degli ottavi e punta alle semifinali di Champions, traguardo da capogiro, sostenuto da un sorteggio nella fase a eliminazione diretta finalmente non più canaglia, evitati il solito Real Madrid, tre volte perfido e vincente sulla strada del Napoli e tutta la restante compagnia del giro degli squadroni.
La storica rimonta
Il Milan offre al Napoli il vantaggio di conoscerlo meglio rispetto ad avversari stranieri di grande livello, ma i rossoneri partono dall’1-0 dell’andata e hanno due risultati su tre per andare avanti. Contro il vantaggio milanista il Napoli scatena Osimhen e noi, vecchi suiveurs della storia azzurra, scateniamo il ricordo della rimonta sulla Juventus, un altro quarto di finale, da 0-2 a Torino al 3-0 del San Paolo col colpo di testa in mischia di Renica al 119’, al tempo di Maradona e della Coppa Uefa vinta nel 1989. Stasera il “Maradona” sarà gonfio di passione e carico di incitamenti come nella notte di metà marzo di 34 anni fa. L’impresa si può ripetere, stavolta lo svantaggio è solo di un gol. Nella rimontona sulla Juve, il Napoli segnò subito con Diego (10’ su rigore) e raddoppiò con Carnevale alla fine del primo tempo. Coraggio, il pibe ha indicato come si fa l’impresa che Renica risolse con i cuori in tumulto.