Adesso mancano solo dodici punti. Quattro vittorie per coronare un sogno lungo trentatré anni. Un trionfo a cui assisterà anche il piccolo Khvicha, il bambino napoletano nato nei giorni scorsi a cui è stato dato il nome di Kvara. Il Napoli vede il traguardo sempre più vicino e può adesso concentrarsi su un altro appuntamento storico, la prima sfida dei quarti di Champions con il Milan. L’immagine delle proteste finali di squadra e allenatore a Lecce, quando l’arbitro Manganiello ha fermato l’azione del possibile terzo gol, è la fotografia perfetta di questa stagione, del carattere e della personalità che ha portato questa squadra a diventare una delle più applaudite d’Europa. Quest’anno gli azzurri non si sono mai accontentati, sono stati un gruppo vero, hanno sempre preteso di più da loro stessi e probabilmente sono andati anche oltre i loro limiti.
Vittorie come quelle di Lecce segnano i campionati
È anche vincendo partite come quelle di Lecce che si vincono i campionati. Perché al Via del Mare non è stato il solito Napoli. Anzi, forse è stato uno dei meno brillanti della stagione. Le solite trame di Spalletti (i terzini che entrano spesso in campo, i centrocampisti che si abbassano o allargano a fare i play) non hanno dato imprevedibilità di fronte alla ragnatela di Baroni, che quest’anno ha messo in difficoltà tutte le big. Il Napoli ha usato il predominio nel possesso palla soprattutto per difendersi, non ha mai attaccato con la solita veemenza e non ha mai portato il motore a giri altissimi. Ha addirittura fatto meno tiri della squadra giallorossa. E alla fine deve dire grazie all’incredibile autorete confezionata da Gallo e Falcone, che hanno costretto il Lecce alla sesta sconfitta consecutiva. Ma, quando in squadra hai giocatori come Di Lorenzo e Kim, puoi riuscire a svoltare anche in giornate così complicate. L’azione del primo gol, nata da un cross del centrale coreano e da un’inzuccata del capitano, è una di quelle che strappano applausi anche agli allenatori.
Appuntamento con la storia
Il pensiero di Spalletti ora può passare al primo dei due confronti di Champions con il Milan. Mercoledì sera, in uno stadio Meazza strapieno, il Napoli ha un appuntamento con la storia, dopo essersi guadagnato un posto fra le prime otto d’Europa, un traguardo mai raggiunto nemmeno nell’epoca d’oro di Maradona. Uno stimolo enorme per tutta la squadra, chiamata a riscattare l’amara sconfitta con il Milan in campionato, in una serata troppo brutta per essere vera. Non ci sarà Simeone, che al Meazza firmò la vittoria nel girone d’andata. Le sue lacrime a Lecce hanno fatto preoccupare allenatore, compagni e tifosi. Tornerà però Osimhen, l’uomo in grado di ridare vigore a una squadra che, probabilmente, si è concentrata ormai da giorni solo su questo appuntamento. Una doppia sfida in cui, come si è augurato Spalletti, ci sarà bisogno anche del supporto dei tifosi. Il Napoli è abituato da sempre a giocare in 12, senza la passione e l’amore della sua gente rischia di perdere uno dei suoi punti di forza in una stagione che sarà ricordata a lungo. Anche dal piccolo bambino napoletano Khvicha.