NAPOLI - Kvara voleva l'Europa e ora vuole l'Europeo. Il triplete dei sogni: lo scudetto cucito a metà, la Champions che all'improvviso è diventata una variabile impazzita screziata d'azzurro e ora Euro 2024. Il Napoli e la Georgia: la casa con vista sul mare e poi la casa di un ex bambino (prodigio) che in otto mesi di calcio libero e di cose da fenomeni e fuoriclasse ha incantato il mondo. Una volta Khvicha disse: «No limits. Non ho limiti. Non mi pongo limiti», E la qual cosa è parsa evidente all'istante. Per la verità, e per fortuna del calcio, a lui piace esagerare: straordinario, infinito, un aggettivo dopo l'altro e la sublimazione allo status di mito. Di idolo. Di uomo simbolo di un Paese che ogni volta, a ogni dribbling e ogni gol, conquista attenzione e copertine: clic, luce accesa all'improvviso dopo anni di buio mediatico con un pallone. Il suo giocattolo. L'amico migliore di un ragazzo di 22 anni che sembra Holly senza Benji ma anche un giovane uomo sdoganato quasi come leader politico: il 7 marzo Kvaratskhelia è sceso virtualmente in piazza al fianco del suo popolo contro la proposta di legge - poi ritirata - sugli "agenti stranieri" già in vigore in Russia, considerata un bavaglio e un limite alla libertà dei media e delle Ong. Un modello caro a Putin ubriacato di finte: «Il futuro della Georgia è in Europa», scrisse su Facebook nel pieno della protesta della gente a Tbilisi e degli scontri con la polizia. Voleva l'Ue, Kvara. E ora vuole l'Europeo: no limits. Per lui, mai.
La missione
E allora, la legge di Kvara: chissà quanti voti prenderebbe se potesse candidarsi alle presidenziali. Già, chissà: si fa dire e per giocare, per carità, ma il dubbio resta. Dopo l'ennesima giornata di gala con il Toro in campionato e dopo una serata milanese con Nitsa, la metà della sua mela a forma di cuore immortalata a cena con la Madonnina sullo sfondo, Khvicha è sbarcato ieri a Tbilisi per raggiungere il raduno della sua Nazionale. E sabato suonerà la ventesima sinfonia con la Georgia in amichevole con la Mongolia: presenza numero 20, sì. E poi la ventunesima martedì con la Norvegia del suo amico e collega azzurro Ostigard a Batumi, nel suo ex stadio: e in quel caso si farà sul serio, considerando che la gara è valida per le qualificazioni a Euro 2024. Girone A: Cipro, Scozia e Spagna oltre alle due contendenti di cui sopra. Un nuovo obiettivo dopo aver fallito la qualificazione al Mondiale in Qatar. Una missione difficile ma non impossibile se in campo c'è lui: come ha detto testualmente Spalletti, quando ti guarda negli occhi e gli dai le spalle in area sei morto. Sportivamente stecchito: giochetti di gambe fulminanti come quelli di Trinità con la pistola e tiri come proiettili.
Baby Kvara
I media americani, gente che crede nel sogno dello Zio Sam, sono sbalorditi da lui almeno quanto i napoletani (gli italiani e gli europei): non si capacitano di come il Napoli lo abbia potuto pescare in un club che, secondo ClubElo.com, a maggio occupava il 543° posto tra le squadre d'Europa. La Dinamo Batumi, per la precisione: affare da 11,5 milioni, un record del risparmio in un mondo abituato a comprare il piombo a peso d'oro. La sua, tra l'altro, è una storia bella ma anche normale. Amore di mamma, valori saldi e la lirica di Nino Surguladze (mezzosoprano che ha cantato anche “Caruso”): non ci sono traumi adolescenziali e lame nel suo romanzo degli anni di Tbilisi; non ci sono drammi infantili, gang di quartiere e polizia. C'erano la scuola e il calcio, però, e poi l'affetto di una famiglia unita oggi come ieri nel nome di Badri, suo padre, ex calciatore e allenatore. I Kvaratskhelia vanno a Napoli appena possono e poi si siedono al Maradona a tifare: genitori e fratelli. A proposito: suo fratello minore Tornike gioca con i Vikings, in Georgia, ed è un piccolo fenomeno. Lo dicono tutti e lo conferma Khvicha. Un baby Kvara, insomma, che il Napoli sta già seguendo: ha 12 anni e appena avrà l'età giusta per partire scatenerà un’asta.
Lui & Haaland
Il pallone, insomma, non lo ha salvato dalla strada: è lui che da piccolo salvava le strade di Tbilisi con le prime scintille di un talento naturale coltivato nel segno di Guti. Il suo idolo, un Galactico del Madrid: comprava una t-shirt bianca perché la 14 del Real era introvabile e ci scriveva con il pennarello nome e numero. Appena scoperta la storia, Guti in persona gli ha fatto consegnare una sua maglia blanca direttamente a Napoli alla vigilia della sfida con l'Eintracht: con dedica, lettera firmata e l'orgoglio di aver ispirato questo patrimonio mondiale. Un sogno dietro l'altro, un'escalation. E la rincorsa continua: scudetto e Champions con il Napoli e la qualificazione all'Europeo con la Georgia dopo la delusione Mondiale. Ci sarebbe stato a meraviglia, nel firmamento delle stelle in Qatar. Sì: mancavano lui, Osimhen e Haaland. E l'Italia. A proposito: Georgia-Norvegia farà a meno dell'incrocio fenomenale tra Kvara e il mostro norvegese del City, costretto a dare forfait per un problema muscolare. Un gran peccato. Già. Ma si può sempre rimediare in Champions.