Due pareggi consecutivi, una fatica palpabile che coinvolge gli uomini chiave, come Osimhen, sempre in ritardo su tutti i palloni che un tempo avrebbe fatto suoi in anticipo, un’evidente difficoltà ad arrivare in zona tiro contro una squadra, come il Lecce, che gioca un catenaccio intelligente, corto tra le linee, pronto al raddoppio di marcatura. Dopo i facili entusiasmi delle prime giornate il Napoli si rivela per quello che è: un cantiere in via di costruzione, dove i nuovi arrivi mostrano tutto il bisogno di un rodaggio per integrarsi negli schemi e nei ritmi dei titolari.
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La scelta di partire con il cosiddetto Napoli 2, comprensibile per dare una pausa ai migliori prima di un tour de force che a settembre vedrà gli azzurri impegnati ogni tre giorni in campionato e in Champions, si rivela tuttavia un azzardo. Perché Raspadori è ancora un pesce fuor d’acqua, Ndombelé si mostra macchinoso, Olivera fa sentire la mancanza di Mario Rui in fase offensiva. Anguissa si batte come un leone e cerca di mettere ordine, ma non è un regista, e si vede. Senza Lobotka in mezzo al campo, questa squadra non ha altre fonti raziocinanti del gioco, in grado di prendere il gruppo sulle spalle, spostare il baricentro, cambiare schema.
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Ma più di tutto, il Napoli visto ieri al Maradona è apparso lento e prevedibile. Contro una squadra che si arrocca in maniera ordinata, riservando ogni energia a difendere anche a costo di fare un possesso palla sotto il 30 per cento, l’unica chance che hai è il palleggio veloce. In altri tempi questa rapidità è stata l’elemento di maggior innovazione del gioco di Spalletti, adesso sembra una grande amnesia. I portatori di palla avanzano lentamente, incerti sul da farsi, dando a una modesta neopromossa il tempo per attrezzare una trincea invalicabile.
Bisognerà riflettere nei pochi giorni che mancano alla trasferta dell’Olimpico, dove il Napoli incontrerà una Lazio indispettita dal pareggio subito nel recupero contro la Sampdoria, ma certamente in salute. Velocità è la parola chiave: vuol dire per gli attaccanti smarcarsi in anticipo. Non farsi anticipare. E dettare il passaggio. È probabile che il nigeriano mascherato sia stato turbato dalle voci di mercato che lo volevano al centro di uno scambio, ormai tramontato, con Cristiano Ronaldo. Ma ora è il momento di recuperare concentrazione e di ricordare che, al netto delle belle cose mostrate fin qui, una stagione continua per rendimento e gol ancora non l’ha fatta vedere. Se un esempio può essergli utile, Osimhen studi da Immobile, per la Lazio sempre pronto a qualsiasi appuntamento chiave. Capirà che vuol dire essere un attaccante completo.