Victor. Osimhen. Osi. La gazzella. La pantera. SuperOsimhen. Mister 100 milioni. Lo hanno chiamato e lo chiamano in mille modi, è il grande show del calcio del resto, ma alla fine vale quello che lui pensa di se stesso: "Just a boy from Olusosun". Soltanto un ragazzo che oggi fa la guerra in campo e ieri lottava per correre più veloce dei problemi e dei drammi vissuti a Olusosun, Lagos, Nigeria: Victor Osimhen non dimentica il passato. Mai: è la sua forza, è la sua ispirazione e anche il maestro di una vita che in 23 anni gli ha prima tolto tanto e poi ha deciso di regalargli tutto. «Sì, ho tutto». E quando lo dice e i suoi occhi diventano lucidi per un attimo quasi inafferrabile, ti rendi conto di cosa significhi la gratitudine. Osi è un centravanti guerriero con il fuoco dentro, tanto che ieri Spalletti ha deciso di allontanarlo dall'allenamento dopo un contrasto Anguissa-Ostigard e una protesta vibrante - cose tipiche di campo - ma tutto sommato è anche un uomo romantico capace di raccontare emozioni, sentimenti e sogni. Victor Osimhen è la sua stessa storia: una storia vera.
Lei corre come il vento e non si ferma mai: da dove arriva tutta questa forza?
«Adoro la cucina nigeriana. Tutti i nostri cibi: è da lì che prendo la maggior parte delle mie energie. Però mi piace anche la pasta al pomodoro. E le lasagne».
La Nigeria è la Grande Madre e lei, come ama definirsi, è: "Just a boy from Olusosun".
«Olusosun per me è un posto speciale. E' un posto dove nessuno ti regala nulla e devi lottare per tutto. Anche per mangiare. Ho dovuto superare i miei limiti per vivere».
Oggi, però, Osimhen è uno degli attaccanti in copertina. Il Napoli la valuta oltre 100 milioni di euro.
«Ho vissuto momenti molto difficili, anche privati, ma il Napoli mi è sempre stato vicino e questa è una delle ragioni per cui sono qui. Per cui gioco per il club e la squadra e mai per me stesso. Per il resto, credo di meritare il clamore e le cose buone che si dicono di me, pur ritenendo di poter migliorare ancora in tanti aspetti».
Lei è felice?
«Certo! Sono in una bella città e in un club meraviglioso. Grande. Napoli è uno dei posti migliori per essere calciatore: qui ha giocato Diego Armando Maradona, il migliore di sempre, e considero un privilegio e un grande onore giocare nello stadio intitolato a lui».
Lo scudetto avrebbe moltiplicato la sua felicità...
«Siamo stati molto, molto vicini allo scudetto: tutti abbiamo dato tutto per vincerlo, ma il calcio è questo. Era e resta un sogno: ci proveremo ancora. Anche la Champions, però, era un sogno e l'abbiamo raggiunta».
E' finita un'epoca e sta nascendo una nuova era.
«La squadra è molto cambiata. Sono andati via Insigne, Ospina, Koulibaly, Mertens e Ghoulam, uomini chiave e grandi leader, e li voglio ringraziare: li adoro tutti e auguro loro solo il meglio. Ora, però, ci sono altri leader: sono felice per Giovanni Di Lorenzo, il nuovo capitano, e poi c'è Mario Rui. E tra l'altro sono arrivati nuovi giocatori bravi, determinati e tecnici che ci aiuteranno a colmare il vuoto lasciato da questi grandi campioni».
Ci sono Olivera, Ostigard, Kvaratskhelia. Presto anche Kim.
«Aumenteranno la nostra qualità. In pochi credono che saremo competitivi per lo scudetto ed è un'opinione che rispetto: io, però, penso che nella prossima stagione potremo fare molto, molto meglio dell'ultima. Faremo di tutto per migliorare ancora: siamo molto motivati, abbiamo lavorato bene a Dimaro e ora continuiamo a Castel di Sangro. Il Napoli è ancora forte. Sicuramente forte».
Anche lei, Osimhen, parla come un leader.
«Ripeto: i nostri punti di riferimento sono Mario e Giovanni, sono loro a dare l'esempio, ma ognuno di noi, in campo, deve assumersi le proprie responsabilità. Troppo facile che a farlo siano soltanto loro, dobbiamo essere tutti leader: io ho queste cose dentro e le faccio crescere nel modo in cui motivo la squadra e in cui sto vicino ai compagni. Dico sempre che ce la possiamo fare. E tutto questo dà anche a me la spinta per continuare e insistere».
Le piace il suo soprannome? Osi.
«Sì, molto. Ormai nessuno mi chiama più Victor».
Bene. Lukaku, Lautaro, Immobile, Dybala, Vlahovic, Osi: chi sarà il capocannoniere?
«Sono tutti grandi attaccanti, ma il mio obiettivo non è questo: sarei più felice di vincere lo scudetto con la squadra».
Senza i suoi gol sarà difficile. Servono sul serio, ci pensi.
«Beh, sarà una bella lotta: Immobile è il mio attaccante italiano preferito. Mi piace tanto. Anche Vlahovic è molto forte. Poi è tornato Lukaku, c'è Lautaro. E ci sono io. Sarà una bella lotta».
Magari con un po' di fortuna in più, perché no.
«Servirebbe, sì. Non ne posso più di infortuni». Chi corre più forte: Osimhen o Leao? «Leao è veloce ma... io sono veramente veloce».
Osi o Kvara?
«Io sono il più veloce della squadra! Anche lui, però, è veloce palla al piede. E' molto tecnico».
Osi o Bolt?
«Bolt!». Ride.
Tornando al campionato, la concorrenza è notevole: Juve, Milan, Inter, Roma, Lazio, Fiorentina, Atalanta.
«A me piace guardare la mia squadra e penso che sia sempre la più forte. La Juve, comunque, si è molto rinforzata con Di Maria e Pogba, e poi l'Inter con Lukaku, la Roma con Dybala... Anche noi, però, abbiamo fatto acquisti di grande livello».
A proposito di mercato: lei è stato accostato al Bayern, al Newcastle, all'Arsenal, allo United, all'Atletico.
«Io sono al Napoli. E ho grande rispetto per il mio club».
Siamo sinceri: i tifosi sono ancora preoccupati.
«Sono solo voci di mercato: sto bene qui e non ho mai avuto rapporti così stretti con tutti come in questo momento. Ho parlato con il presidente, è lui che decide, e mi ha rassicurato spiegandomi i progetti del club. Sono contento di quello che mi ha detto e gli acquisti sono di qualità: alle parole sono seguiti i fatti. Sono molto felice di giocare con il Napoli e in futuro vedremo».
Com'è il suo rapporto con Spalletti?
«E' un allenatore top: ogni giorno tenta di motivarmi e di farmi sfruttare al massimo il potenziale che ho. Penso che sia il tecnico ideale per me in questa fase: lui è una delle ragioni per cui do sempre il massimo. Sono felice quando è soddisfatto delle mie prestazioni».
Drogba ha parlato molto bene di lei.
«E' il mio idolo, il mio esempio: mi ha sempre motivato a diventare quello che sono e un giorno spero di avvicinarmi a lui. Oggi m'ispiro anche ad Harry Kane, ma in giro ci sono molti attaccanti che mi piacciono e dai quali possono imparare qualcosa».
Oltre al calcio cosa le piace?
«L'Nba e soprattutto il wrestling: il grande Randy Orton è il mio preferito, non mi perdo mai un incontro. E poi amo il rap, mi piace la musica che arriva dall'anima: quando l'ascolto mi sento ispirato. Mi ricordo dov'ero prima, quello che ho passato, e dove sono oggi. La musica, comunque, dipende dal mood: se devo riflettere, pensare profondamente, preferisco musica soft».
La sua Napoli: la città, il popolo, la vita.
«Mi piace tutto. Tanto. Quando esco, a piedi o in auto, la gente mi fa sentire veramente importante: mi saluta, mi incita. Una cosa che ho capito di Napoli è che la gente è pazza per il calcio e per la squadra. Il calore e il sostegno sono veramente pazzeschi e non mancano mai: i tifosi ci sono sempre a prescindere da come vanno le cose. Posso approfittare?».
Prego.
«Voglio dire che li apprezzo tanto per quello che ci danno: con l'aiuto di Dio spero di fare bene in campo e ringraziarli ancora meglio. Voglio renderli orgogliosi di me. In questa stagione che comincerà a Verona saremo sempre più uniti: grazie tifosi del Napoli, grazie mille, di cuore».
Victor ha un sogno?
«Prima di tutto: io sono qui e sono orgoglioso di me stesso. Di dove sono arrivato: ho dovuto ricominciare due volte da zero dopo essere stato rifiutato da due club, ma poi finalmente il Lilla mi ha offerto una chance di riscatto e ora sono a Napoli. Oggi posso fare tutto quello che mi va e mi ritengo un fortunato. Ho già realizzato i miei sogni: il nuovo che verrà sarà come un bonus».