NAPOLI - La «verità oggettiva» sulla morte di Diego Armando Maradona. L’hanno rivelata, diffondendola con una nota ufficiale, gli eredi del Pibe de Oro, scomparso a Tigre, in Argentina, il 25 novembre 2020, trovato solo in una camera angusta, convalescente dopo l’intervento alla testa. Com’è morto Maradona? Chi sono i responsabili? Perché ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita in quelle condizioni nonostante tutti sapessero del delicato intervento al cervello che aveva subito e delle cure necessarie per riprendersi?
La ricostruzione
Gli eredi, la moglie storica Claudia Villafane con i figli, firmatari del documento ufficiale, fanno riferimento alla verità oggettiva, la realtà dei fatti. Ciò che emerge, col lavoro della Procura del Comune di La Plata e di San Isidro, lascia senza parole. Il passaggio più delicato, quello decisivo, è il seguente: «Dalla fine di luglio dell’anno 2020 e fino all’inizio di novembre dello stesso anno, nel Barrio Cerrado Campos de Roca situato nel distretto di Coronel Brandsen, gli imputati, Víctor Stinfale, Matías Edgardo Morla, Maximiliano Pomargo, Vanesa Morla, Maximiliano Trimarchi e Carlos Orlando Ibañez, hanno ridotto Diego Armando Maradona a una condizione di servitù, limitando i suoi contatti con la famiglia, gli amici e i parenti, sia di persona che telefonicamente, fornendogli alcol, droghe e marijuana, e manipolandolo psicologicamente con diversi gadget, con lo scopo di tenerlo sotto il suo potere, per beneficiare economicamente del reddito generato attorno alla sua figura».
Gli sviluppi
Diego, si legge, non poteva mai rimanere solo durante le visite, gli imputati «autorizzavano l’accesso ma almeno uno doveva essere sempre presente per vedere e sentire tutto ciò che accadeva». In pratica, a Diego non era concesso di restare neppure per un istante solo coi propri figli. Cosa accadrà adesso? Dopo la recente chiusura delle indagini, ci sarà un processo davanti ad un giudice con gli imputati, tra questi il suo medico di famiglia, Leopoldo Luque, e la psichiatra Agustina Cosachov. Gli eredi, però, avvisano, invocando giustizia: «Non possiamo ignorare che in alcuni tribunali o pubblici ministeri vi sono persone suscettibili di interessi politici ed economici. Chiediamo a tutti coloro che hanno amato bene nostro padre di essere attenti a tutte le future risoluzioni di questo giudice perché - concludono - controllando tra tutti avremo una maggiore garanzia che finalmente la giustizia sarà fatta».