Senza voler scivolare nella retorica di pancia, ieri è stato un giorno triste per il calcio italiano e per il Napoli, perché l’addio d’Insigne - ormai ufficiale - viene solennemente annunciato con un video che toglie quella patina sottile e pure invisibile d’illusione a chi ha sperato che, magari, qualcosa potesse ancora succedere. Dieci anni, nell’esistenza d’un calciatore e pure della gente, rappresentano uno spazio infinito e Insigne l’ha riempito a modo suo, con quel talento che gli è stato pur riconosciuto dalla concessione della «10» della Nazionale, con la sua genialità da 114 gol, con quel catalogo di «tiraggiro» da emozione pura, e pur con le sue umane fragilità.
Nel momento d’un congedo che fa calare il sipario su un ciclo e pure un’epoca per Napoli è sconsigliato far del moralismo, adagiarsi dentro le frasi fatte e nelle interpretazioni più personali, perché ognuno su questo mondo avrebbe la propria; né ci si può rifugiare in paragoni improbabili - Totti e Maldini su chiunque altro - perché esponenti d’un genere a modo suo unico e comunque appartenuto a un calcio diverso.
Semmai, di questi cinque mesi che ancora restano per gustarsi uno scugnizzo in tutta la sua spavalderia, altre cose si possono invocare e su tutte la necessità d’evitare che possano volare gli stracci, in una vicenda che non ha lati oscuri, a meno che non si voglia far finta di mentire a se stessi: Insigne e il Napoli, che poi sarebbe ADL, erano già distanti da un triennio, non erano più fatti l’uno per l’altro; e la strada verso il Canada è stata poi spalancata dall’assenza di offerte ragionevoli o invitanti di club di primissima fascia ma anche dal desiderio di quel simpatico «monello» d’evitare il pericolo, un domani, di dover arrivare nel «Maradona» da avversario. Il resto è fuffa che si perde in uno spicchio di malinconia per chi ama il calcio, nella consapevolezza che si chiude un capitolo denso e però - in certi passaggi - anche incompiuto.
Ps: a margine, ma non proprio lateralmente a tutto ciò, piccole considerazioni: il contratto di Insigne con il Toronto è quadriennale, come sottolineiamo da un po’, dal 7 novembre più o meno, da quando (e non è vanità), il Corriere dello Sport-Stadio scovò il club canadese come maggiore pretendente delle veroniche in salsa partenopea. Non era una fake news quella, evidentemente. E, sul piano comunicativo, la gestione di questa vicenda - pur comprendendo le ragionevoli aspettative di chi ha investito decine e decine di milioni di euro come il Toronto - avrebbe meritato una tempistica più opportuna. Sarebbe bastato aspettare maggio, cosa sono quattro mesi ancora?, prima di presentare Insigne al nuovo universo, concedendo un doveroso rispetto al vecchio. Triste, doloroso y final.