NAPOLI - In questa opacità vale tutto e anche l’esatto contrario: però, affinché fosse almeno qualche volta chiaro, Rino Gattuso ha sistemato l’ultimo (e decisivo) strappo su un rinnovo già depositato a languire nel cassetto. Del domani, probabilmente v’è certezza, almeno una: tra Gattuso e il Napoli non c’è futuro, resterà tutto avvolto nel mistero di queste partite che sveleranno il destino della stagione e quello di un allenatore che è uscito dalla penombra ed ha deciso di lavare i panni sporchi in piazza. Il calendario grasso soffoca qualsiasi decisione (domani la semifinale di Coppa Italia con l’Atalanta, sabato la trasferta a Marassi con il Genoa, mercoledì il ritorno di Coppa a Bergamo, giovedì diciotto l’andata dei sedicesimi di finale d’Europa League a Granada e alla domenica la Juventus al San Paolo), non certo le riflessioni, che le dichiarazioni di Gattuso hanno spostato anche su un altro piano, quello personale.
Calma
Senza che fosse necessaria la macchina del tempo, e quindi evitando di riflettere sull’ultimo mese e mezzo, quello nel quale sono emersi i primi dubbi con Gattuso e si è alimentata una separazione di fatto, al settantesimo minuto di Napoli-Parma, Aurelio De Laurentiis si è fermato a guardare le immagini che gli arrivavano dal campo e nelle sue perplessità per il gioco non si è fatto domande, quindi non ha neanche avuto bisogno di darsi risposte. La prima idea, istintivamente scattata dopo il 3-1 di Verona, è rimasta lì, congelata, perché un dirigente ha il dovere di tutelare gli interessi del club e dunque lanciare il proprio sguardo in un orizzonte ampio: il ritmo imposto dal calcio contemporaneo costringe a concedere prove d’appello, per non sgretolare un progetto che ancora resiste e che va tutelato sino a prova contraria.
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