NAPOLI - Ottanta milioni di dubbi e curiosità. Ed è giusto che sia così alla vigilia della prima partita vera della stagione, considerando che stiamo parlando dell’investimento più ricco della storia del Napoli: Victor Osimhen, mica uno qualunque. E’ lui, l’attaccante che sembra una gazzella e una pantera il clou della strada che porta al nuovo corso azzurro. E’ questo ragazzo di 21 anni che brucia l’erba e a quanto pare anche le porte ad aver costretto Gattuso – diciamo così - a valutare una mutazione genetica. Cioè tattica. L’obiettivo, il grande e inevitabile obiettivo è di mixare il genio di Mertens con lo strapotere fisico di Osi, inutile girarci intorno, ma il tempo a disposizione per provare e riprovare, soprattutto nel nome degli imprescindibili equilibri di squadra, è stato davvero esiguo. Minimo, considerando che ben tredici giocatori hanno abbandonato il ritiro di Castel di Sangro dopo appena cinque giorni per le rispettive ragioni di Stato: le Nazionali. Victor, invece, è rimasto e ha conquistato la copertina a suon di colpi: due tris, due triplette in amichevole, fermo restando l’attesa della prima firma che conta. La prima rete ufficiale, magari la prima di una lunga collezione considerando il motivo per cui il Napoli lo ha acquistato: risolvere il problema del gol. Bye-bye, appuntamento a Parma: ancora quarantotto ore di parole, prima dei fatti.
Come Cavani
E allora, il debutto di Osimhen. Il primo ballo di uno degli uomini copertina del mercato europeo: per la portata dell’investimento, per tutto quello che ha fatto vedere con il Lilla e intravedere nel corso del precampionato è scontato immaginare quanta curiosità collettiva abbia innescato Victor. Tutti gli occhi su di lui, insomma; e nonostante l’attesa, il rischio di pressione e ogni tipo di accortezza possibile che Gattuso e i suoi stanno adottando per proteggerne la serenità, il più tranquillo sembra proprio lui. Uno abituato a lottare con le difficoltà, a muso duro, sin dall’infanzia trascorsa a Lagos, in Nigeria, tra stenti, dolori familiari e povertà vera. Già: ecco perché chi ha cominciato a conoscerlo un po' dice che negli occhi ha la brace di chi ha fame sportiva vera. Tipo Cavani: il paragone caratteriale è ricorrente. [...]
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