Milanello e l’incubo del gol perduto

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Milanello e l’incubo del gol perduto© AC Milan via Getty Images
Franco Ordine
3 min

Cercasi gol disperatamente. È questo il nuovo deficit scoperto a Milanello dopo la striscia di pari collezionata dall’ultimo Milan (quattro di fila e tutti, tra l’altro, a San Siro che è diventato un domicilio scomodo), a cominciare dal dicembre nero di Fonseca per sbucare anche nel gennaio di Conceiçao, inaugurato tra l’altro dalle strepitose rimonte con Juve e Inter ma tradito poi col Cagliari. E sul punto ci sono due opposte analisi. La prima, la più divulgata, attiene alla povertà dei numeri degli attaccanti, da Morata a Leao passando per Abraham, l’autore di una sequenza di scarabocchi, messo sotto processo da critica e tifosi. Dal giorno della partenza di Giroud, e anche negli anni col francese in piena attività, la ricerca di un bomber si è spesso scontrata o con limiti dettati dal format finanziario del club oppure con scelte non proprio mirate (Mandzukic e Origi i casi più clamorosi). Per tornare all’attualità Alvaro Morata non è mai stato un centravanti da cifre memorabili: la sua contabilità recita 6 gol e 2 assist (in 21 presenze) che non sono compatibili con la rincorsa alla zona Champions che resta un obiettivo vitale.

C’è anche una seconda chiave di lettura. Ai tempi di Fabio Capello, per esempio, persi per strada Van Basten e Papin, lo scudetto rossonero arrivò egualmente grazie a un numero industriale di 1 a 0, risultati ottenuti grazie al memorabile quartetto (Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini) di gendarmi. Con il Cagliari, così come contro la Roma, colpì la fragilità con cui il Milan non riuscì a custodire il vantaggio appena conquistato. Di qui probabilmente la ricerca sul mercato di gennaio sia di un attaccante che, eventualmente, di un altro difensore laterale per rafforzare l’argine destro dove sia Emerson Royal che Calabria hanno mostrato qualche limite. 

Nell’attesa di qualche rinforzo indispensabile dopo la partenza di Okafor per Lipsia, forse è venuto il momento di reclamare qualche gol in più da Leao che si è messo a servizio del nuovo allenatore e si è preso la responsabilità di andare davanti alle telecamere sabato sera a testimonianza pubblica del nuovo corso. Non è più in discussione il famoso, o famigerato, “atteggiamento”. Qui si parla di gol, di concretezza, di ricerca del calcio semplice per ripetere il comandamento di Sergio C.


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