Fonseca e il deferimento, ipotesi di patteggiamento

Il tecnico del Milan potrebbe ammettere la colpa per limitare i danni dopo le accuse all'arbitro La Penna: tutti i dettagli
Edmondo Pinna
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Potrebbe non arrivare al deferimento, Paulo Fonseca. Non perché le sue parole al termine di Atalanta-Milan contro il direttore di gara, Federico La Penna, siano state depenalizzate, anzi. La sua uscita è stata stigmatizzata anche ieri. Ma il Codice di Giustizia Sportiva lascia al tecnico rossonero (così come a tutti i tesserati) una scappatoia per evitare denuncia e processo davanti al Tribunale Federale Nazionale, l’organo che deciderà. I legali del Milan hanno già cerchiato il numero 126, non è un’aggiunta all’immancabile tombola ma un articolo del CGS, quello che prevede il patteggiamento. Non significa essere innocenti, questo lo sanno anche i bambini. Semplicemente, ammettendo la colpa, si può godere dei benefici previsti. Tradotto in soldoni, se dovesse (e i presupporti ci sono) arrivare la squalifica, e se il Procuratore Figc, Chiné, e quello dello Sport del Coni, Taucer, dovessero ritenere congrui i termini del patteggiamento, arriverebbe solo una multa, per quanto salatissima. Nelle prossime ore sapremo.

Fonseca, la gravità delle sue parole contro la Penna

Sicuramente le parole di Fonseca, che sono finite nel fascicolo aperto da Chiné, sono particolarmente gravi, soprattutto in un paio di passaggi. Non è stata solo una protesta post-partita (purtroppo, attaccare l’arbitro è un cliché classico alle nostre latitudini), ma qualcosa che è andato oltre. «Il modo in cui l’arbitro ha guidato la partita è una mancanza di rispetto per il Milan. È stato qui a fare il VAR contro l’Udinese e ricordiamo cosa è successo con l’espulsione di Reijnders… Io avevo paura di lui per questa partita, non ci ho dormito» aveva detto Fonseca, lamentandosi non solo del gol di De Ketelaere (ma poi il Milan avrebbe pareggiato) ma dell’intera condotta di gara da parte di La Penna. In particolare, la frase «ha guidato la partita» è di particolare gravità, perché presuppone un disegno criminoso e doloso, teso ad alterare lo svolgimento di una partita a favore (o a sfavore) di una determinata squadra. Ma anche «avevo paura di lui», presuppone la predeterminazione. Per questo, tutte le parole di Fonseca saranno passate al microscopio, potrebbe anche configurarsi quello che è previsto dall’articolo 9, comma 1, lettere f (più probabile: squalifica a tempo determinato, tanto da coprire un turno), g e h.

Il gesto degli arbitri italiani contro le continue aggressioni

Le parole di Fonseca, oltre che esagerate, sono arrivate anche in un momento particolare: a causa delle continue aggressioni, in particolare nelle serie minori, tutti gli arbitri italiani (e dunque anche quelli della Serie A) hanno deciso di essere solidali con i loro colleghi del Lazio (nessuna partita è stata giocata, dall’Eccellenza all’Under 14, in regione) mettendosi un segno nero sotto l’occhio. Usare quei toni è sembrato decisamente fuori luogo.


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