© AC Milan via Getty Images
C è una immagine chiave proposta dalle tv su cui vale la pena soffermarsi. La camera riprende, seduti rilassati in panchina, Fonseca e Ibra che chiacchierano amabilmente come due vecchi sodali che si ritrovano dopo qualche tempo. Si può capire da questa immagine quel che accade dietro le quinte di Milanello e in particolare quale tipo di sostegno, mai aperto e pubblico, ma concreto e privato, abbia in queste ore turbolente Paulo Fonseca dal “boss” Ibra e di conseguenza dal club. Bisogna allora ripartire da questa inquadratura per leggere meglio di altre volte l’esclusione, quarta nella stagione, del gioiello portoghese che entra con la fanfara (della sua curva) e tenta poi di rovesciare a suo favore gli eventi della sfida fuori porta. Già, perché il tabellino personale di Rafa è ancora quello di qualche tempo fa: appena 1 gol, una miseria. Eppure lui, con la complicità del suo sodale più fedele, Theo Hernandez cioè, apparecchia un paio di giocate che lasciano il segno soprattutto negli occhi del suo popolo. In particolare quel coast to coast, tipo Weah, deciso a metà della seconda frazione, è un piccolo segnale che dev’essere interpretato con più cura.
Okafor è anonimo, Leao lancia qualche segnale alla panchina sua e forse anche a noi osservatori. Comincia ad avere più voglia. Comincia a far vedere che non tiene solo all’assist e al dribbling. Comincia a dirci insomma che forse è disponibile a fare un passo avanti verso Fonseca e così a incontrarsi col suo connazionale in una sorta di metà strada, tra le richieste, legittime, di sacrificarsi per la squadra, e l’atteggiamento molto solidale dell’interessato che si cura anche di qualche rientro. Certo, lo fa a Monza e non bisogna mai dimenticarlo. Ma può darsi che sia l’inizio di un nuovo capitolo di questo tormentone che potrebbe diventare la spina in gola non solo per Fonseca ma anche per il resto del Milan. Perché poi, mentre con Okafor, Theo Hernandez sembra quasi un vedovo inconsolabile, con Rafa in campo beh i suoi cominciano a decollare su quel binario e a intendersi come sanno fare nelle serate migliori.
Certo, poi a risolvere ogni questione numerica, provvede un ragazzo olandese che non esce quasi mai, e si capisce, che beve l’acqua davanti alla panchina e quando c’è da risolvere qualche grana (col Bruges) si presenta all’appello e firma un paio di sigilli. A proposito: il Milan, fa sapere il papà di Reijnders, vuole già allungargli il contratto fino al 2028, segnale di una fiducia e di una sintonia specialissime. Magari prendere esempio dal baffettino olandese non sarebbe così male. Né per Leao, né per tutti gli altri.
Certo, poi a risolvere ogni questione numerica, provvede un ragazzo olandese che non esce quasi mai, e si capisce, che beve l’acqua davanti alla panchina e quando c’è da risolvere qualche grana (col Bruges) si presenta all’appello e firma un paio di sigilli. A proposito: il Milan, fa sapere il papà di Reijnders, vuole già allungargli il contratto fino al 2028, segnale di una fiducia e di una sintonia specialissime. Magari prendere esempio dal baffettino olandese non sarebbe così male. Né per Leao, né per tutti gli altri.