Leao, Di Canio e il diritto di critica

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Cristiano Gatti
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È il caso di farne un caso. Subito, la sera stessa: tutti notano che Leao&Theo, detti così sembrano una coppia di cartoon, non partecipano al cooling break (detto così sembra un film di Alvaro Vitali), cioè la pausa quando fa troppo caldo. Potrebbe essere letto come un plateale gesto di ripicca contro l’allenatore Fonseca che all’inizio li aveva messi in panchina, e difatti così tutti lo leggono. Uno dei primi è Paolo Di Canio in versione commentatore Sky. Non proprio parole enigmatiche, le sue: «Il mister, i compagni di squadra declassati da quell’atteggiamento, ai miei tempi li avrebbero attaccati al muro e presi a cazzottoni. Stiamo parlando di Theo e Leao, uno fa spesso il capitano pure, ma che state facendo? Se una cosa del genere succede al dopolavoro… anche coi miei amici che stiamo cazzeggiando e stiamo lì a giocare, se uno si mette lì con la pancia in disparte io gli dico: ao’ che stai facendo, ma vieni qua tra di noi. Non voglio fare populismo, ma questa cosa è una vergogna».
Col passare delle ore, seguono altre censure e altre rampogne. Massimo Mauro scrive dei due dissidenti come di due bambini dell’asilo Mariuccia. Profondamente scosso (?), Leao non si nasconde. Ad un certo punto, la risposta via social: foto con Di Canio, nella prima vita da giocatore, a braccio alzato stile Piazza Venezia. L’alto momento risale a quando l’ex capitano della Lazio aveva ripetutamente sguainato il saluto romano nel derby del 2005, vinto dalla Lazio 3-1. Per la cronaca, aveva poi tenuto a precisare che «le mie esultanze non hanno nulla a che vedere con comportamenti politici di alcun tipo», ovviamente senza che nessuno se la bevesse (deferimento e multa, per chiudere).
Ovviamente vent’anni dopo non c’è proprio bisogno di difendere il Di Canio ballila, perchè resta indifendibile e se qualcuno vuole farlo prego si accomodi. Ma la risposta di Leao vale per quello che è, una illuminante conferma di quanto va dicendo la gente come Mauro: il livello non riesce a uscire dalla scuola materna. Basso, molto basso. Un altro modo esiste sempre. Il primo: dire ho sbagliato e mi scuso. Il secondo: un decoroso silenzio. Davanti al bivio, Leao ha centrato il paracarro.


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