Cosa fa Ibra nel Milan? Che ruolo ha Ibra nel Milan? Non ha un ruolo nel management del Milan… Sono i quesiti e i giudizi ascoltati fino all’altro giorno in giro per il calcio italiano e ripetuto, come un motivetto che piace tanto, anche da molti addetti ai lavori. In particolare gli agenti dei calciatori ai quali Ibra non dedica molta attenzione preferendo avere rapporti direttamente con i calciatori, quando decide di contattarli e di raccontare loro l’interesse dei rossoneri. Forse da ieri tutta questa narrazione può tornare nel cassetto dei ricordi di una estate molto chiacchierata e colma di qualche grossolano pregiudizio. Basta ascoltare la frase, netta e chiara, sul mercato dichiarato chiuso qualche ora prima dal tecnico Fonseca, per capire chi comanda da quelle parti. «Decido io se il mercato è chiuso o aperto, siamo solo al sesto giorno, per il settimo c’è ancora tempo» la dichiarazione che può sembrare una sorta di smentita di Fonseca ma è invece un avviso a tutti i naviganti, presenti e futuri, su chi guida in materia calcistica il club.
Ed è anche un atto di coraggio perché a questo modo Ibra si assume la responsabilità del mercato e delle scelte effettuate, decise -come lui stesso spiega- anche prima della scelta dell’allenatore. Specie dopo quel debutto di ieri sera a San Siro, con una squadra spenta nelle gambe oltre che nelle idee e salvata nel finale. D’accordo è il primato della società che viene sancito in maniera solenne ma poi contano anche i risultati e questa partenza falsa pesa come un macigno anche sulle spalle di Zlatan. I tecnici e i calciatori passano, il club resta. E il club deve avere una visione.
La stessa visione che ha consentito al Milan di far arrivare, tra la stagione passata e quella appena cominciata, ben 14 nuovi giocatori, una sorta di rifondazione rispetto a quella precedente che portò la firma di Boban prima e poi di Maldini. Non solo. Anche dal punto di vista finanziario c’è da prendere atto della realtà milanista che è esattamente il contrario della narrazione precedente. La presenza di Theo e Maignan è un fatto, i due rinnovi sono in corso di trattativa, e le spese sopportate fin qui al netto delle entrate superano i 90 milioni. Tutti argomenti che non contano più da ieri notte perché restano le due sberle sul viso del Toro e la sconfitta evitata, come l’anno scorso, da una stoccata di Okafor.