A leggere alcuni numeri c’è la possibilità concreta di capire taluni cambiamenti del calcio. Prendiamo il caso più recente che riguarda Rafa Leao, attaccante del Milan, mandato sotto processo pubblico per i suoi rari gol collezionati nella stagione tra campionato e coppa a cui però fanno da contraltare gli assist serviti ai propri sodali (salito in doppia cifra dopo lo Slavia Praga).
Leao ama il colpo spettacolare
Prendiamo spunto dall’ultima esibizione di giovedì sera allora per segnalare una caratteristica fin qui sottovalutata del talento portoghese. Rafa Leao non ha mai avuto l’ossessione per il gol, tipica di alcuni “animali” da area di rigore, né ha mai mostrato la stessa “cattiveria” di alcuni suoi colleghi, magari anche meno dotati tecnicamente, nelle giocate che si svolgono in area di rigore. Ricordate il suo tentativo di tacco mal riuscito durante la sfida Champions con il Newcastle? Può diventare un esempio didascalico per spiegare il dna calcistico di Leao. Un attaccante “puro”, per intendersi un tipo alla Lautaro, oppure alla Vlahovic, o ancora alla Lukaku, non a caso tre esponenti di tre diverse scuole calcistiche, in quella stessa occasione avrebbe “spaccato” la porta. Rafa no, ha scelto il gesto più complicato dal punto di vista stilistico e anche il più spettacolare perché per lui il calcio non è lavoro o contabilità del gol ma è soprattutto gioco, divertimento.
Maglia e 'pelle calcistica' da 10 per Leao
Nella sfida di giovedì sera con lo Slavia, poco cercato e ancor meno coinvolto, Leao ha impiegato oltre mezz’ora a guardarsi intorno spaesato prima di seguire il suo istinto, che non è solo quello di dribblare e poi tirare, ma è quello di attirare su di sé qualche difensore di troppo, e trovare laggiù, in fondo al secondo palo la testa dura di Giroud, pronto alla deviazione facile facile. Fatto così l’1 a 0. Per la cronaca il “suo” gioiello del 4 a 2, costruito in solitaria cavalcata, diventa proprietà privata di Pulisic e quindi assume il valore di un altro assist solo perché l’americano riesce in una deviazione inapprezzabile con la punta dello scarpino. Ecco allora che spunta fuori un sospetto: e cioè che Leao stia cambiando “pelle” calcistica, assecondando la sua più autentica vocazione, quella di musa dei suoi colleghi d’attacco. Ultima annotazione: e se a suggerirgli tale trasformazione avesse contribuito il numero della maglia (10) che indossa da questa stagione? Beh, se così fosse davvero vorrebbe dire che la tradizione gloriosa del club starebbe per aggiungere un altro candidato a un nobilissimo elenco che comincia con il professor Schiaffino, passa attraverso il regno di Gianni Rivera, avanza con Gullit, Boban e Seedorf e sbarca sulle spalle di questo portoghese che ama la musica e non ha l’ossessione del gol.