Perché al Milan serve Ibrahimovic: è l'anello mancante

Conosce l’ambiente e i calciatori, ha carisma, sa quando intervenire: può coprire un vuoto di potere
Franco Ordine
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È fiorito uno stravagante dibattito sull’atteso ritorno di Ibra a Milanello. Dicono i maliziosi: siamo sicuri che Pioli sia d’accordo? Aggiungono gli scettici: ma a cosa servirebbe, a fare il badante o il commissario del tecnico? Sul primo quesito, la risposta è nota e scontata da tempo ma sono in pochi a conservare una discreta memoria. Storicamente, il ritorno di Ibra a Milanello avvenuto dopo lo 0-5 di Bergamo con l’Atalanta, fu l’inizio dell’attraversamento del deserto. Con Pioli istituì fin da allora un proficuo e sincero sodalizio, spesso anche polemico perché è così che si può lavorare fianco a fianco senza concedere niente all’ipocrisia. Nei mesi in cui Ibra, per via degli acciacchi, non è riuscito a essere utile in campo ma si è fermato nello spogliatoio e in panchina, il suo contributo si è sentito e si è visto egualmente. Adesso il proprietario Gerry Cardinale, l’ad Furlani, il presidente Scaroni gli hanno ripetutamente rivolto l’invito “a tornare in famiglia” per coprire un vuoto nella catena di comando (un ufficiale di collegamento tra Milanello e gli uffici di casa Milan) e risultare utile allo stesso Pioli. Questa ricostruzione risponde, indirettamente, all’altro quesito: è pensabile che tutto il Milan che conta si sia mosso con Ibra senza aver ascoltato il parere di Pioli? Assolutamente no. Vi ricordate come fu accolto Zlatan a Milanello quando di recente si presentò dopo la batosta nel derby e a poche ore dalla sfida di Champions con il Newcastle? Registrammo abbracci, sorrisi e qualche parolina giusta.  

Milan, serve il carisma di Ibra

Avere Ibra a lavoro a Milanello significa avere qualcuno dotato di carisma, esperienza, e conoscenza dei singoli oltre che dell’ambiente, capace di intervenire al momento giusto. L’ha fatto, per riconoscimento unanime, in passato. «Da quando c’è Zlatan - spiegò Pioli - l’intensità degli allenamenti è salita». Può ripetersi adesso. Che la figura sia utile, direttamente e indirettamente, è confermato da un paio di episodi. A Napoli, in mancanza di una figura di pari credibilità presso il gruppo squadra, c’è stato bisogno della visita di ADL durante l’intervallo della sfida con il Milan. Sempre a Napoli, nella stessa serata, appena Leao e Giroud hanno reagito polemicamente in maniera pubblica alle rispettive sostituzioni, c’è stato un componente della panchina, Alessandro Florenzi, che fingendo il riscaldamento ha pedinato prima Leao correndo all’indietro, poi è andato da Giroud rivolgendo ai due probabilmente frasi e suggerimenti che hanno contribuito a rendere meno elettrico il clima. Solo un calciatore, con la sua particolare sensibilità, è in grado di cogliere al volo le reazioni, di intervenire spendendo qualche parolina magica che induce a riflettere e a ricacciare indietro le reazioni istintive. L’ultimo quesito sul tema è il seguente: perché, se son tutti d’accordo, Ibra non decide allora di rimettersi in auto puntando su Milanello? Perché dopo anni vissuti da recluso tra gli orari degli allenamenti e dei viaggi, delle partite e dei ritiri, si sta godendo una libertà mai assaggiata prima, gli affetti famigliari trascurati e l’interesse per i suoi nuovi business milanesi (padel e molto altro). 


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