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MILANO - Oltre mezzo punto in più di media a partita rispetto alla migliore annata della sua carriera. Stefano Pioli, capolista della Serie A con il suo Milan, sta vivendo la stagione più bella della sua vita, ma nonostante abbia finito il 2020 in testa, non ha nessuna intenzione di rallentare. Con 34 punti in 14 giornate (10 successi, 4 pareggi e 0 sconfitte: media di 2,42 punti a incontro) la sua partenza è stata pressoché perfetta. Il 3 gennaio, però, si aspetta di riprendere il cammino con lo stesso passo e di battere il Benevento. Non vuole distrazioni perché guardare tutti dall'alto in basso gli piace. E l'idea di vincere il primo trofeo della stagione sulla panchina del Diavolo lo stuzzica parecchio.
NUMERI PAZZESCHI - A livello numerico la migliore stagione della carriera di Pioli è stata la 2014-15. Allora era alla guida della Lazio e chiuse il campionato al terzo posto con 69 punti frutto di 21 successi, 6 pareggi e 11 sconfitte: 1,82 la media punti a incontro. Anche all'Inter, dopo essere subentrato a De Boer nell'autunno 2016, era partito con il turbo, ma il suo sogno (fin da piccolo è un tifoso nerazzurro) si interruppe dopo 23 giornate e una media di 1,70 punti a gara. Più basse le medie tenute con Chievo (1,21 nel 2010-11), Bologna (1,52 nel 2011-12, 1,16 nel 2012-13, 0,83 nel 2013-14), Lazio (1,35 nel 2015-16), Fiorentina (1,50 nel 2017-18 e 1,26 nel 2018-19) e Milan (1,84 nel 2019-20). E' come se da quando lavora a Milanello Pioli sapesse solo vincere. Non perde dall'8 marzo e da allora ha messo assieme una striscia di 26 risultati utili. E' davanti alla svolta della sua carriera? Bravo l'ex difensore di Juventus e Fiorentina lo è sempre stato e i giocatori che hanno lavorato con lui parlano di un tecnico con incredibili doti umani e indubbie conoscenze della materia. Da quando Maldini e Boban lo hanno chiamato al capezzale di una squadra che con Giampaolo non ingranava, però, ha dato il meglio di sé. Ha faticato fino all'inizio del lockdown, ma da giugno in poi, quando è ripreso il campionato, non ha sbagliato un colpo. E ora è meritatamente primo.
QUANTI PROBLEMI - Sarebbe sbagliato pensare che Pioli sia primo perché la società lo ha messo nelle condizioni ideali per fare il suo lavoro, perché ha una rosa più forte dei colleghi o perché tutte le cose gli sono filate nel verso giusto. Iniziamo dalla dirigenza: adesso Gazidis e Maldini sono dalla sua parte, ma c'è stato un tempo (neppure troppo lontano: diciamo 5-6 mesi fa...) in cui il Ceo rossonero aveva già deciso di sostituirlo con Rangnick. Solo l'incredibile passo che Stefano e il suo Milan hanno tenuto in estate in campionato ha incenerito un contratto che con il manager tedesco era praticamente già fatto. Capitolo rosa: tutto si può dire tranne che quella del Milan sia la più forte della Serie A. Di certo è la più giovane, ma non la più completa o quella che è costata di più. Maldini e Massara sono stati bravi a indovinare tanti elementi di valore e a pagarli poco; il resto lo ha fatto il tecnico di Parma che li sta valorizzando alla grande. Infine il capitolo legato alla Dea Bendata: Pioli ha dovuto fare a lungo a meno di Ibrahimovic (già 11 gare saltate), ma ha imparato a vincere pure senza il fuoriclasse svedese. Basta? No. Più o meno recentemente ha perso per infortuni Romagnoli, Bennacer, Kjaer, Gabbia, Rebic e Leao, ma non ha fatto una piega e ha continuato a ottenere grandi risultati. Idem quando il Covid lo ha costretto ad allenare da distanza. Pioli insomma è stato capace finora di superare qualsiasi imprevisto e non vuole interrompere la sua corsa neppure nel 2021. Adesso che ha iniziato a volare, gli piace l'effetto che fa guardare tutti dall'alto in basso.