Lazio, resto con Baroni (nonostante)

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Ivan Zazzaroni
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Sto con Marco Baroni che dopo la pesantissima sconfitta di Bologna, dove anche i suoi errori si sono contati, ha visto aumentare in modo considerevole critici e diffidenti. I più fantasiosi hanno addirittura ipotizzato la chiusura del rapporto con Lotito a fine stagione.  

Resto con Baroni perché è ancora in grado di conquistare la semifinale di Europa League, nonostante le sofferenze patite in Norvegia, in particolare nel secondo tempo dove il Bodø avrebbe potuto segnarne un altro paio: grazie Mandas; anzi, Rimandas. 

Resto serenamente dalla sua parte perché sta facendo un ottimo lavoro con un organico incompleto - troppe volte l’abbiamo ripetuto -, meno ricco di quelli di chi gli sta davanti in classifica, ma anche dietro: Inter, Napoli, Atalanta, Bologna (sì, Bologna), Juve, Roma, Fiorentina e Milan. 

Sto con Baroni perché ha 9 punti e 15 gol in più rispetto alla Lazio che l’ha preceduto e i numeri, in casi come questo, sottolineano abbondantemente i progressi

Il discorso è sempre lo stesso, di una scontatezza quasi irritante: il curriculum, le etichette (troppo spesso superficiali) e i pregiudizi ci seguono. Se un allenatore con i crediti maturati attraverso esperienze e scelte più fortunate si trovasse oggi nella stessa situazione di Marco, godrebbe di consensi e attenzioni superiori.  

Il pregiudizio - dice la Angelou - è un retaggio che confonde il passato, minaccia il futuro e rende inaccessibile il presente. 

PS. Sto con Baroni perché quando Michael Oliver arbitra un’italiana non la sfanghiamo mai o quasi: non ha diretto male, ma ci porta sfiga. L’avevo dentro da tempo e l’ho scritto. 


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