Pedro, il talento del leader della Lazio

Leggi il commento sul grande momento di forma del veterano spagnolo, stella rinata della formazione di Baroni
Stefano Chioffi
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ROMAPedro è l’amico geniale di questa Lazio. Ha saputo dilatare i contorni della sua gioventù. Esprime ancora l’allegria e l’ambizione di un ragazzo che frequenta la cantera del Barcellona. È purezza e sentimento: i suoi comportamenti sono un codice prezioso per la squadra di Baroni. Non ha l’ossessione del posto fisso. Ha il potere di attribuire un valore assoluto anche ai minuti, riesce a dare un senso compiuto a ogni opportunità. Serietà, applicazione, equilibrio. È la risposta al calcio dei finti divi. I venticinque trofei conquistati in carriera non sono un museo da esibire: Pedro, trentasette anni, non li ha mai considerati una corsia preferenziale per pretendere di diritto una centralità.  

Non esiste un’età giusta per mettersi in discussione. Lo spagnolo ha dimostrato di vincere, cancellare e ripartire. È questa la sua straordinaria normalità. Non vive nel passato, è un collezionista di nuove emozioni. Si diverte, fa la differenza, non rivendica il rinnovo. Il contratto con la Lazio scade a giugno, ma i due splendidi gol al Nizza e all’Empoli non sono diventati nei suoi ragionamenti uno spunto per parlare di un contratto in sospeso. A Roma si trova in modo divino, quando i tempi saranno maturi si confronterà con Lotito e Fabiani. Ha un rapporto speciale con i tifosi: canta e balla sotto la curva. Nei corridoi del Camp Nou c’è un quadro con la sua maglia: a Barcellona ha regalato spettacolo con Messi, Eto’o, Xavi e Iniesta. Gli era stata prospettata anche la possibilità di tornare a giocare a casa sua, a Tenerife, dove da bambino aveva cominciato il suo viaggio nel Club Deportivo San Isidro. Gli ideali di Pedro sono l’enciclopedia di questa Lazio, che è terza in classifica e domani affronterà la Juve a Torino. Mentalità, esperienza, metodo, eleganza e stile. Ha il carisma di un campione da murales e i sogni di un muchacho che prepara il debutto. È questo un altro dei suoi insegnamenti. Un maestro che non ha smesso di ragionare da studente. 

Ala, trequartista e falso nove: un ventaglio di soluzioni, ma nessuna pretesa. Restare in tuta non è una sconfitta. Entrare nel finale non è lesa maestà. Un traino, un consigliere, un fratello maggiore per chi è entrato da poco in un mondo ancora da esplorare. Ha la capacità di leggere le situazioni in modo costruttivo. Ha sempre lo stesso traguardo: perfezionare la manovra, la posizione, il controllo, i movimenti. Si può essere decisivi inventando un gol all’incrocio dei pali, ma anche aiutando gli altri: da Baroni ai compagni. In un calcio dove in troppi si sentono leader, Pedro riesce a esserlo senza esibire la stella dello sceriffo. 


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