Lazio, ho rivisto una squadra

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Lazio, ho rivisto  una squadra© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Ho rivisto una squadra che gioca da squadra e tutto quello che ottiene se l’è guadagnato. Battere il Toro lanciatissimo e assai vivace all’Olimpico era tutt’altro che semplice: la Lazio ce l’ha fatta con un’applicazione quasi commovente, non risparmiandosi mai e controllando con lucidità e personalità la partita anche dopo il gol di Adams che avrebbe potuto spostare sensibilmente gli equilibri. Tante le occasioni che ha fallito, la terza rete - di Noslin - è stata comunque un segnale non trascurabile per positività - bellissima anche la rete del 2-3 di Coco. Della squadra di Baroni mi è piaciuto tutto: Nuno Tavares nel primo tempo, i movimenti fin troppo naturali di Dia e Castellanos; Rovella che arretrava tra i centrali difensivi in fase di non possesso e di uscita liberando “box to box” Guendouzi, leader di presenza; anche Isaksen e Lazzari hanno partecipato attivamente sulla fascia, garantendo ampiezza e riferimenti.

La Lazio mi sta sorprendendo: a fine estate non le avrei dato un euro, pur stimando Baroni, un tecnico che rispetta sempre le esigenze della società: è cresciuto nella periferia del grande calcio, ha fatto anche scelte professionali sbagliate, la maturità l’ha raggiunta a Lecce con Corvino, dirigente che al momento giusto sa entrare e uscire dalle cose e dalle situazioni, riducendo le responsabilità di chi allena. Non sono ancora in grado riconoscere l’effettiva caratura di questa Lazio ma, certo, il fatto che abbia vinto due partite complicate ricorrendo a 7 sostituzioni è significativo e decisamente confortante.

Nel calcio dei braccetti e dei quinti, del posizionale e delle transizioni (linguaggio da onanisti) il semplice è molto più attraente, oltre che autentico, e colpisce l’occhio di chi sa guardare. Ha gusto e stile, il semplice, e non è mai presuntuoso. Proprio come Marco Baroni, che nell’intervista del dopo-impresa non ha concesso un solo sorriso, mostrando la spontaneità del lavoratore: sembrava che gli fosse morto il gatto, invece aveva appena steso un Toro.


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