Gran classico il finale di mercato, lascia sempre a desiderare. Non cambia, anche se si è chiuso a mezzanotte. L’extratime sarebbe servito un anno fa, quando saltò Greenwood. Ieri non è servito a nulla, tipico del sottosopra della Lazio. E’ aumentato il senso d’incertezza e di smarrimento, i mugugni dell’estate dello scontento s’intensificano. E’ finita con Casale più il laziale Cataldi fuori, un centrale e un regista. Con Gigot non è arrivato il laziale Folorunsho perché l’offerta in prestito gratuito con diritto di riscatto è stata respinta dal Napoli né è arrivato l’altro laziale Faraoni dal Verona (in serata è stato in ballo uno scambio con Akpa-Akpro o Basic). Folorunsho era atteso come acquisto di sostegno e conforto. Lui stesso ha aspettato la Lazio fino all’ultimo, è rimasto bloccato a Napoli. Niente mezzala in più, niente regista, figura richiesta da Baroni. Arthur è rimasto dov’era (alla Juve) e la proposta di prenderlo è rimasta tale. Non è arrivato neppure un under 22, tesserabile liberamente almeno in Italia. Guendouzi era e resta il fulcro del centrocampo. Baroni dovrà arrangiarsi con Vecino e Rovella da play. Con Dele-Bashiru e Castrovilli da mezzali o da mediani alternativi nel 4-2-3-1. Cinque centrocampisti per una maratona di partite che fino a gennaio toglierà il fiato. Come e perché? La rosa è corta, cortissima. Ventidue giocatori in A (con Tchaouna under). Ventuno in Europa. Nessuno del vivaio a parte Furlanetto, terzo portiere (in lista B in Europa). Le scelte dovranno essere spiegate, troppe domande incalzano anche Baroni dall’inizio del mercato: «Darò le risposte che è giusto che dia, ma dopo il Milan», la promessa. Infuriano le polemiche sui social. «Gli affari migliori sono quelli che non si fanno», la frase estiva contestata al diesse Fabiani. «Ho un nome 10 volte meglio di Greenwood», lo spot che fa flop di Lotito.
Gigot
L’ultimo giorno è conciso con il primo di Samuel Gigot, 31 anni il 12 ottobre, difensore centrale. Arrivo turbolento, posticipato, è sbarcato a Roma nella notte tra giovedì e venerdì, alle 3, colpa delle due ore di ritardo del volo Ryanair. Il figlioletto in braccio, alcuni parenti ad accompagnarlo. Ieri si è sottoposto alle visite, ha firmato per tre anni, andrà in panchina contro il Milan (maglia 2). L’ufficializzazione è arrivata in serata: prestito con obbligo di riscatto (scatta se la Lazio arriva entro il decimo posto), totale di circa 5 milioni. Nel primo pomeriggio di ieri s’era diffusa la voce di un assalto a Lovric, centrocampista dell’Udinese, subito smentito dalla Lazio. Nel frattempo Cataldi, finito nell’epuratore di Formello dopo i big, salutato con onore dalla Curva Nord, era in viaggio verso Firenze, il prestito con diritto di riscatto vale 4 milioni. Negli stessi momenti la Lazio ha ufficializzato Casale al Bologna. L’obbligo di riscatto scatta con la qualificazione in Europa, se non sarà centrata rimarrà al Bologna il diritto di opzione (prestito a 1,5 milioni, riscatto a 6,5). La Lazio ha aggiunto un baby al suo mercato, è Ricardo Bordon, fratello di Filipe, già nella Primavera di Sanderra. Classe 2006, difensore centrale o centrale di centrocampo, ex Cruzeiro.
Gli esuberi
Akpa e Basic (valuta l’Hajduk Spalato) sono rimasti con André Anderson. Hysaj e Pedro viaggiano verso il taglio, dovranno essere pagati profumatamente. Sono soldi che pesano nell’anno del taglia e cuci, del monte ingaggi da abbattere, del mercato delle rottamazioni, dei senatori diventati transfughi, delle gerarchie cancellate, dei big fuori gioco e delle parole fuori luogo, delle gag, della sarabanda di nomi (alcuni impossibili), del festival delle bizzarrie.