Lazio, l’impronta di Baroni

Leggi il commento sul momento della Lazio, all'esordio in campionato contro il Venezia
Lazio, l’impronta di Baroni© Getty Images
Stefano Chioffi

È una strategia di mercato che ha diviso i tifosi. In estate si sono formati tre partiti: gli ottimisti (in risalita), i prudenti e gli scettici, che hanno accolto questa ristrutturazione sportiva e finanziaria della Lazio come il segnale di un possibile ridimensionamento. I ventiseimila abbonati non rappresentano un’apertura di credito nei confronti di Lotito. Moltiplicano il senso di responsabilità del presidente. Ogni trasformazione contiene fascino e rischio: l’importante è non fare esperimenti. Il nemico invisibile della nuova Lazio nasce proprio dal paragone ingombrante con la squadra che nel 2023 era arrivata seconda in campionato e aveva festeggiato la qualificazione in Champions. Il segreto è quello di affrontare il cambiamento con leggerezza e ambizione, maturità e coerenza, senza subire la tassa quotidiana di una sfida parallela. La razionalità di Baroni è un punto di forza per Noslin, Dele-Bashiru, Tchaouna, Dia, Nuno Tavares e Castrovilli, i sei acquisti di un mercato ancora da completare.

Lazio, l'impronta di Baroni

Concentrarsi sui contenuti e sulle prospettive: ecco l’impronta che il tecnico, protagonista a Verona e a Lecce, ha provato a trasferire alla Lazio già durante il ritiro in Cadore. Quaranta giorni per preparare tutti a un passaggio cruciale: cominciare la stagione senza pensare a Milinkovic, Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson e al 4-3-3 di Sarri. Un ricambio generazionale così profondo richiede tempo e pazienza, come ha fatto notare il direttore sportivo Fabiani. Ma vivere un periodo di transizione sarebbe una sconfitta. È una Lazio diversa per costi di gestione e stile di gioco: ha perso lo spessore e l’esperienza del nucleo storico scegliendo il dinamismo, la freschezza, la forza atletica, l’intensità. Non è stata ricostruita con l’intenzione di renderla sovrapponibile alla precedente. Lotito si è dovuto arrendere su Greenwood, che ieri ha esordito in Ligue 1 con l’Olympique Marsiglia segnando due gol al Brest. Non ha cercato soluzioni nell’outlet dei grandi nomi. Non ha pensato di ripetere operazioni alla Klose e alla Leiva. Si è ripromesso di abbassare l’età media.


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La nuova Lazio

Ha voluto spezzare antichi equilibri e poli di potere, dopo i sospetti manifestati sulle fronde interne nei confronti di Sarri. Ha cambiato direzione: tre talenti in fase di sviluppo (Noslin, Tchaouna e Dele-Bashiru), un centravanti (Dia) che un anno fa piaceva anche all’Inter e al Napoli, un terzino sinistro da rilanciare (Nuno Tavares) e una mezzala (Castrovilli) che può diventare uno splendido affare a zero dopo gli infortuni al ginocchio. Intuizioni e scommesse. Obiettivo triplo: ridurre il monte ingaggi; aumentare il valore patrimoniale della rosa (sul solco delle scoperte di Gila e Mandas); provare a offrire un calcio più europeo e muscolare. I modelli, come ha spiegato Fabiani, sono l’Atalanta e il Bayer Leverkusen, che non esprimono però solo un gioco elettrico, ad alta velocità, fatto di chilometri, pressing e sostanza, ma anche trame di qualità, grazie alla ricchezza creativa di De Ketelaere e Wirtz. Gasperini ha deciso di aggiungere Zaniolo e Samardzic al suo 3-4-2-1. Una ragione in più che deve spingere la Lazio a riflettere sulla necessità di consegnare a Baroni un centrocampista di qualità e fantasia, in grado di lanciare Zaccagni, Dia, Tchaouna, Castellanos, Noslin e Isaksen. È il colpo in sospeso che può trasformare questa squadra. Un’opportunità che non deve diventare un rimpianto.


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È una strategia di mercato che ha diviso i tifosi. In estate si sono formati tre partiti: gli ottimisti (in risalita), i prudenti e gli scettici, che hanno accolto questa ristrutturazione sportiva e finanziaria della Lazio come il segnale di un possibile ridimensionamento. I ventiseimila abbonati non rappresentano un’apertura di credito nei confronti di Lotito. Moltiplicano il senso di responsabilità del presidente. Ogni trasformazione contiene fascino e rischio: l’importante è non fare esperimenti. Il nemico invisibile della nuova Lazio nasce proprio dal paragone ingombrante con la squadra che nel 2023 era arrivata seconda in campionato e aveva festeggiato la qualificazione in Champions. Il segreto è quello di affrontare il cambiamento con leggerezza e ambizione, maturità e coerenza, senza subire la tassa quotidiana di una sfida parallela. La razionalità di Baroni è un punto di forza per Noslin, Dele-Bashiru, Tchaouna, Dia, Nuno Tavares e Castrovilli, i sei acquisti di un mercato ancora da completare.

Lazio, l'impronta di Baroni

Concentrarsi sui contenuti e sulle prospettive: ecco l’impronta che il tecnico, protagonista a Verona e a Lecce, ha provato a trasferire alla Lazio già durante il ritiro in Cadore. Quaranta giorni per preparare tutti a un passaggio cruciale: cominciare la stagione senza pensare a Milinkovic, Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson e al 4-3-3 di Sarri. Un ricambio generazionale così profondo richiede tempo e pazienza, come ha fatto notare il direttore sportivo Fabiani. Ma vivere un periodo di transizione sarebbe una sconfitta. È una Lazio diversa per costi di gestione e stile di gioco: ha perso lo spessore e l’esperienza del nucleo storico scegliendo il dinamismo, la freschezza, la forza atletica, l’intensità. Non è stata ricostruita con l’intenzione di renderla sovrapponibile alla precedente. Lotito si è dovuto arrendere su Greenwood, che ieri ha esordito in Ligue 1 con l’Olympique Marsiglia segnando due gol al Brest. Non ha cercato soluzioni nell’outlet dei grandi nomi. Non ha pensato di ripetere operazioni alla Klose e alla Leiva. Si è ripromesso di abbassare l’età media.


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