Lazio, la maglia numero 10 è di Zaccagni

L'attaccante, tra i pochissimi a salvarsi nell'Italia di Spalletti all'ultimo Europeo, raccoglie l'eredità di Luis Alberto
Daniele Rindone
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ROMALArciere, eroe di un nuovo mondo. Il gol della vita, alla Del Piero, con l’Italia. La maglia di una nuova vita, da 10, con la Lazio. Mattia Zaccagni, il più applaudito della Nazionale meno applaudita. Il nome in grande è suo adesso nella Lazio. Si prende tutta la scena. Si prende la maglia che è stata del Mago e che solo per una mossa incantatrice era stata immaginata di Greenwood. E’ Zaccagni che può aiutare ad uscire dal ricordo di Ciro, Luis e Felipe. Il tempo dei padri finisce, tocca agli eredi portare avanti il fardello. Mattia, fuoriclasse della semplicità, non ha le bizze del Mago, il campionario degli eccessi. Alle fantasie ricamate preferisce gli strappi incendiari da attimo fuggente. In una Lazio che vuole puntare sulla potenza, la creatività esplosiva dell’Arciere dev’essere l’arma in più. Da ragazzo ha vissuto la metamorfosi del fantasista, si è trasformato in attaccante esterno, ha messo le ali ai piedi. Da aluccia ad ala vera. Legittimo erede dei big rottamati, apparteneva già alla famiglia reale dei “top”. La rivoluzione voluta da Lotito e Fabiani ha scardinato i vecchi poteri, le vecchie autorità. Non si vogliono più lotte di classe dentro lo spogliatoio, si punta a creare un gruppo unito, devoto alla causa. Con simboli come Zaccagni. Uno che non corre da solo.  

La carica di Zaccagni

Quanta voglia abbia di spiccare il volo s’è visto con l’Italia, s’è visto in questi giorni. Ha anticipato il rientro in squadra. Giovedì sera è sbarcato ad Auronzo, ieri ha lavorato di mattina e pomeriggio. Mattia indosserà il 10 della Lazio, è il più pagato della rosa con gli oltre 3 milioni di stipendio, non essendoci più i contratti da 4 e più milioni. Sarà tra i rigoristi, se non il rigorista. Dopo l’addio di Felipe, Luis e Ciro si sono alternati Pedro e Taty dal dischetto in amichevole. Sempre Taty e Noslin in allenamento. Zaccagni riempie tanti vuoti, anche sentimentali. La spinta deve darla lui in una squadra a corto di simboli da copertina, in un attacco di ventenni e venticinquenni d’assalto, attesi dagli esami. Mattia Zaccagni ha vissuto un’altalena nell’ultima stagione. Infortuni, stop, cambi d’allenatore, di ruolo. Sarri gli aveva acceso la scintilla del gol insegnandogli ad attaccare l’area, a tagliare da una fascia all’altra. Tudor gli aveva tolto i riferimenti accentrandolo sulla trequarti nel 3-4-2-1. Baroni gli ridarà una pista per scatenare il suo impeto. Nel 4-2-3-1 o nel 4-3-3. 

Il capitano, Zaccagni si candida

Zaccagni può strappare anche una nomination in vista della proclamazione del nuovo capitano. Sarà la società a deciderlo, il criterio di scelta è chiaro a Formello ed è chiarito una volta per tutte. La gerarchia dei numeri è stata libera, ognuno più o meno ha scelto a piacimento, in base alle disponibilità. Solo la 10 era già prenotata. La fascia sarà assegnata ufficialmente per proclamazione. Nella prima amichevole l’hanno indossata Marusic e Cataldi, il montenegrino l’ha lasciata a Danilo al suo ingresso in campo. Lo spogliatoio si è riferito alle gerarchie del passato (Cataldi l’aveva indossata anche nel derby) e alla discendenza laziale. Contro il Trapani l’ha indossata Romagnoli, poi è toccata a Cataldi e Marusic. Danilo è finito al centro di trame di mercato, di cospirazioni, non considera la partenza a differenza della società. I diritti restano. Romagnoli è il difensore-bandiera, si è beato della fascia indossandola. Un candidato autorevole può essere Provedel, fonte di saggezza, sempre al di sopra di partiti e classi, di casi e polemiche. Al prescelto toccherà una fascia pesante. 


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