Come gioca la Lazio di Baroni: il modulo e tutti i segreti

Primo test stagionale per i biancocelesti: si parte alle 18 contro l'Auronzo di Cadore
Carlo Roscito
4 min

Duelli e verticalità, squadra corta e compatta. La costruzione dal basso non è un orpello estetico, ma la «ricerca dell’attacco alla zona franca». Baroni si sgola allo Zandegiacomo, perde la pazienza se vede giocate morbide. «Come se fosse l’ultimo pallone», il grido a Isaksen dopo un tiro molle. Conta l’efficacia, non la finezza: «In questo “giochino” si fa gol, non si conclude e basta». Deciso, l’approccio alla Lazio. Oggi alle 18 la prima amichevole contro l’Auronzo Calcio (su www.sslazio.it in pay per view), dall’inizio o in corsa esordio per Tchaouna e Noslin. Dele-Bashiru, ieri primo allenamento, ha iniziato per ultimo. Calciatori e tifosi ad Auronzo hanno capito un aspetto: altro che tecnico soft, l’animo pacato non gli impedisce di essere determinato. Se n’è accorta la rosa dopo tre giorni di ritiro, lo stesso vale per i laziali presenti. Ieri mattina, al termine del primo sfiancante allenamento, dalla tribuna è scattato un applauso spontaneo: sforzo evidente, apprezzato l’impegno. Qualcuno, esausto, si è sdraiato a terra finita la sgambata. Ritmo, scambi veloci, cross, tiri. E via di corsa per ripetere l’esercitazione dalla parte opposta. Una spremuta atletica con il pallone, anche parti più divertenti nelle sedute.  

Lazio, i concetti di Baroni

Martella e rincuora, Baroni: «Curate le giocate e attaccate con convinzione». Se la prende con Tchaouna, colpevole a tu per tu con Provedel: «Devi tirare forte». Poi però incoraggia (decibel altissimi) chi sbaglia: «Fiducia!». Esentato dalle critiche, indirizzate alla società come sottolineato dagli striscioni pure ad Auronzo: «Nulla contro Baroni, tutto contro Lotito». I tifosi, ribadendo la protesta, non stanno condizionando il suo operato. Lavoro tattico dal principio, 4-2-3-1 il modulo di partenza. Sulla trequarti alternati Vecino, Pedro e l’ultimo arrivato Dele-Bashiru. Il raccordo tra il centrocampo e la punta. Terzini che spingono, gli esterni si accentrano e lasciano lo spazio alla sovrapposizione. I mediani si abbassano tra i centrali, lo scambio delle posizioni diventa più facile con le distanze ridotte. Gila l’unico ai box (frattura all’alluce). «Abbiamo ancora delle colonne portanti», ha detto Pellegrini ai microfoni ufficiali. La fase iniziale, l’innesto dei concetti. Costruzione orientata alla verticalità: «Guardiamo subito avanti», la richiesta di Baroni. Meno possesso, più attacco alla profondità, modificando la postura del corpo. Movimento costante, spalle ruotate verso la porta avversaria. «La mobilità genera lo spazio». Senza palla: difesa alta e pressing uomo contro uomo. 


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