Baroni, una gavetta che ricorda quella di Sarri

Cresciuto in mezzo alle difficoltà di Lecce e Verona può sopportare anche Formello
Baroni, una gavetta che ricorda quella di Sarri© LAPRESSE
Alberto Polverosi
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Marco Baroni arriva da lontano. Se andrà alla Lazio, allenerà per la prima volta una squadra in una Coppa europea a 61 anni. È un percorso che ricorda Sarri, toscano come l’ex allenatore del Verona: quando il comandante conquistò lasciò Empoli per Napoli ne aveva 56. La polvere dei campacci prima dei prati verdi e pettinati dei grandi stadi. Ha fatto Serie C1, C2, Primavera, Serie B, su e giù dalla Serie A, fino a stabilizzarsi su un livello più che interessante, basato su risultati concreti. Baroni arriva anche da tre stagioni straordinarie trascorse sulle panchine che bruciano il sedere ogni santo giorno. Potremmo allungare anche a quattro, mettendoci dentro il mezzo campionato 2020-21 con la Reggina portata a metà classifica in Serie B. Ma se ci basiamo sugli ultimi tre non è facile trovare un tecnico con questi risultati: promozione in A con il Lecce (e se ti sceglie Corvino è già un ottimo punto di partenza), salvezza in A con il Lecce, salvezza (e anche anticipata) con... ripescaggio in A con il Verona. Ripescaggio perché la squadra è stata rifatta da cima a fondo a gennaio, quando la società era alle prese con una spaventosa crisi economica e la squadra stremata dalle difficoltà extra campo. Baroni è l’unico tecnico ad aver allenato nello stesso anno lo stesso club ma con due formazioni diverse. L’idea che possa essere all’altezza della Lazio nasce da qui: se un allenatore è stato in grado di resistere alle intemperie di Verona, se la può cavare anche con Lotito.

Ha fatto davvero qualcosa di sensazionale. È un tecnico che cura poco l’immagine e molto il campo, è uno di quelli che non si stanca di lavorare, di provare, verificare, creare. Nonostante le angustie della classifica, il Verona è stato una di quelle squadre, nella zona bassa, capace di mostrare un calcio di buon livello. Ha la capacità di entrare in testa ai giocatori, altrimenti non sarebbe stato possibile in poche settimane trasformare un gruppo così numeroso di nuovi arrivati in una squadra vera.

Non ha mai lavorato in un club con giustificate ambizioni come la Lazio, un club che prima dei 79 giorni di Tudor aveva in panchina Sarri, nella cui bacheca c’erano già uno scudetto vinto con la Juventus e un’Europa League con il Chelsea. E l’ambiente di Formello, soprattutto da un po’ di tempo a questa parte, non ricorda il focolare domestico di una famiglia pacifica. Baroni è passato da situazioni complicate, però la Lazio ne fa un abuso di complicazioni, quando non ne ha, se le inventa. Un po’ di buonsenso, di cui Baroni è sicuramente dotato, non farebbe male fra le mura di Formello.

E poi c’è il gioco che nella squadra di Sarri è stato un frequente compagno di viaggio, in quella di Tudor (visti anche i tempi ridotti) un po’ meno. Il Lecce ha fatto un bel calcio quando ha vinto il campionato di Serie B chiudendo al primo posto, con due punti di vantaggio sulla Cremonese e quattro su Pisa e Monza, unica squadra quest’ultima ad aver segnato un gol in più dei salentini. Lo stesso si può dire anche del Lecce della salvezza e, soprattutto nella seconda parte, del Verona di quest’anno. Nella Lazio gli interpreti hanno qualità superiori ed è con queste nuove caratteristiche, nuove dimensioni e nuove ambizioni che Baroni dovrebbe cimentarsi.


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