Tudor lascia la Lazio: cosa è successo dopo la cena con Lotito e Fabiani

Il tecnico si è dimesso a 79 giorni dal suo arrivo: pesano la mancata intesa con il club sul mercato e il durissimo striscione dei tifosi
Daniele Rindone
4 min

ROMA - Gran finale d’anno: Tudor dimesso, vinto dalle inconciliabilità di mercato, oltraggiato dallo striscione “uomo di m...” destinatogli martedì a tarda sera. Con il lampo del déjà vu se n’è andato formalmente come Sarri. Povera stella, anche Igor. Sono sempre più tristi le fughe dalla Lazio, dobbiamo anche questo a Lotito nel ventennio di presidenza. Gli statistici si uniscono allo stupor mundi, non si era ancora visto un record di allenatori dimissionari, due in 85 giorni. Sarri il 12 marzo, Tudor il 5 giugno. Igor, registrazione da Guinness, ha resistito 79 giorni. Quest’annata, che ha abituato ad ogni genere di caso e divorzi, ha raggiunto i punti di massima paradossalità, sconclusionatezza e stramberia. S’è autoesonerato anche il sostituto del dimissionario. E la Lazio è di nuovo senza allenatore.  

Tudor via: i fatti

Ieri, nel momento in cui il diesse Fabiani riceveva la telefonata rivelatrice di Anthony Seric, agente di Tudor, il preannuncio di dimissioni del tecnico rimbalzava da “X”. Non proprio da protocollo. Le dimissioni ufficiali sono state presentate nel tardo pomeriggio e sono state accettate rilassatamente. Fabiani e Tudor si sono sentiti al telefono. Domani l’allenatore farà una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni. Non è nuovo a decisioni simili, un anno fa lasciò un contratto a Marsiglia. Anche stavolta ha lasciato un accordo di un anno (2025). Il risparmio, per Lotito, è incalcolabile considerando i giocatori che il tecnico voleva cambiare. Tudor ha le sue idee, ma è un uomo indomabile e di integrità morale. Se si sente fuori posto, il posto lo lascia. Non se l’è sentita di restare dimezzato, una sensazione che durava da settimane. Lotito e Fabiani ci avevano parlato a cena lunedì. Il diesse si era riunito con lui e Seric martedì mattina, si erano lasciati con un abbraccio e l’idea di concentrarsi sul mercato. Ma quello che succede il giorno prima a Formello non sempre è quello che succederà il giorno dopo. Non s’era mai raggiunta pienezza di intese tra società e allenatore per quanto ancora ieri si puntualizzasse sul fatto che i rapporti fossero buoni. Sembrava più una messinscena, nessuno faceva il passo decisivo. L’ha compiuto Tudor e lo striscione denigratorio, subito dopo neppure tre mesi di lavoro concluso con la qualificazione in Europa (non scontata), l’avrà spinto a mollare. Troppo per non farne anche una questione morale. Di sceneggiate con lacrime se ne sono viste troppe nei mesi recenti, la Lazio sta già pensando al sostituto. Adesso c’è da chiedersi su chi si punterà.  
Tudor aveva rotto con il passato di Sarri, anche troppo considerando i giocatori (dieci) che avrebbe voluto cambiare. Molti di questi erano frutto del mercato estivo (Guendouzi, Rovella e Isaksen). I casi Guendouzi (che ora potrebbe restare) e Kamada (divorzio che ha scosso Tudor) avevano reso la convivenza impossibile. Ma qualcosa s’era rotto in corsa. Il tecnico a marzo aveva promosso gran parte della squadra, considerandola adatta alle sue idee. A maggio era di altro avviso. E questo ha spiazzato la società. Si era passati dall’idea “giochista” di Mau all’idea da “dentista” di Tudor. Questi tre mesi di 3-4-2-1 sono da buttare. 

Lotito

La Lazio è imprigionata in troppi déjà vu. Mentre infuriava il caso Tudor, Lotito era in Senato e come in occasione delle dimissioni di Sarri commentava così le voci di addio a Tag24: «Se Tudor fa come Sarri? Non so che dirvi, io non lo so». Per l’addio di Sarri fu accusato di ammutinamento lo spogliatoio. A molti, quello di Tudor, sembra un dirottamento. Lotito poco tempo fa si vantava di aver soffiato Igor a Roma e Napoli: «Ho risolto il problema al primo e unico appuntamento». Tare, Sarri, Tudor. Lotito si vede lasciato da un anno. E’ una solitudine scelta, non subita. 


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