Lazio, le risposte in sospeso

Il commento sul futuro in casa biancoceleste in vista della nuova stagione
Lazio, le risposte in sospeso© ANSA
Stefano Chioffi
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La domanda è necessaria, quasi obbligatoria, dopo un campionato da minimo sindacale. Quali sono le prospettive di crescita della Lazio? Vent’anni di gestione, sei trofei, otto qualificazioni di fila alle coppe europee e una ritrovata stabilità economica: i bilanci sono sacri, ma ora è giusto che Lotito spieghi ai tifosi come intenda valorizzare le potenzialità di questo club. E se esista nei suoi ragionamenti un percorso virtuoso in grado di regalare alla Lazio un definitivo salto di qualità, una stagione da scudetto come quella vissuta dal Napoli di De Laurentiis, oppure una notte simile a quella trascorsa dall’Atalanta a Dublino contro il Bayer Leverkusen. 

Affidarsi solo alle magiche combinazioni di una campagna acquisti o a una progettualità? Continuare a camminare ai confini della top class, sperando di indovinare ogni tanto una qualificazione in Champions e un secondo posto, come è capitato nel 2023, o provare a fare uno scatto a livello di ambizioni? Dalla conferma di Tudor al mercato, dagli investimenti allo stadio Flaminio, fino alla campagna abbonamenti: scoprire le carte in anticipo è un atto dovuto. C’è tanta voglia di Lazio, lo dimostrano i centoventimila tifosi che si sono presentati all’Olimpico nelle ultime due partite: il 12 maggio per festeggiare gli eroi del 1974 e domenica sera per abbracciare Eriksson con lo stesso amore del Duemila. 
Lotito è assorbito dalla politica e dalle sue aziende. Fabiani ha il delicato compito di cercare quattro o cinque acquisti con un budget limitato. Manca una figura di raccordo. Il rapporto con la gente va rifondato: servono dialogo, iniziative, bisogna ricreare un clima di adesione. E sarebbe suggestiva l’idea di consegnare questo ruolo a Massimo Maestrelli: un anello di congiunzione tra la società e i tifosi, nel segno di Tommaso e di una famiglia che rappresenta il patrimonio di tutti i laziali. 
La squadra deve essere ricostruita dopo un anno di contrasti interni. Riflettendo su un dato: senza Milinkovic, ceduto a luglio, e ora con la partenza di Felipe Anderson e quella probabile di Luis Alberto, alla Lazio mancheranno in media 20 gol e 17-18 assist a stagione. Con Tudor non andranno ripetuti gli errori commessi nel triennio di Sarri, sempre che nella prossima riunione il croato trovi con il club una sintonia totale sulle scelte. Ascoltare e confrontarsi è garanzia di trasparenza e condivisione. Si può fare mercato anche attraverso uno scouting di alto profilo, come insegna il Bologna di Sartori e Di Vaio. Ma servono intuizioni, competenza, osservatori. I soldi non producono la certezza di un successo, ripete Lotito dal 2004. E ha ragione, perché a volte si spende e non si raccoglie. I cento milioni che il presidente sostiene di aver investito nella scorsa estate hanno partorito solo un settimo posto, tante bocciature e un centravanti, Castellanos, che ha segnato la metà di Djuric e meno di Noslin, preso dal Verona alla fine di gennaio. Si spiegano anche così i tredici punti di differenza rispetto al 2023. Una preoccupazione in più per i tifosi della Lazio: i bonus economici della Champions non hanno favorito una svolta manageriale, si è persa una splendida opportunità. Adesso Lotito deve tracciare la nuova strada. Il rischio di un mercato low cost non va tradotto per forza in una politica di ridimensionamento: l’importante è che il club sia arrivato a giugno con una visione chiara del presente e del futuro. Tudor non faticherà a capirlo. Vuole conoscere le strategie, ha chiesto una centralità che a Sarri era stata negata. 


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