Cosa sono cinquant’anni? Un soffio di vento, un battito d’ali, l’eternità di un momento diventato epico. Oggi come il 12 maggio 1974 allo stadio Olimpico, avvolti dalle bandiere e dentro uno sventolio mai più visto. Oggi come il 14 aprile di cinquant’anni fa, 25ª giornata di campionato, intervallo di Lazio-Verona, quando Maestrelli ordinò ai biancocelesti di uscire subito dallo spogliatoio e riguadagnare il campo dopo un primo tempo senz’anima, il gol di Zigoni e l’autorete di Oddi. Lo scudetto stava rischiando di scivolare via, quella pausa irrituale e fuori dalle consuetudini si sarebbe trasformata in leggenda. Un quarto d’ora meditando la rimonta e in attesa, ognuno fermo nella propria posizione, l’Olimpico attonito, all’inizio sbigottito e poi sempre più fremente, appassionato, deciso a guidare la riscossa. Squadra e tifosi erano un corpo unico. Segnarono Garlaschelli, Nanni e Chinaglia. Tre gol, Lazio scatenata e ribaltone (da 1-2 a 4-2) nel giro di mezz’ora. Una domenica di svolta verso il titolo che questa mattina, per la gioia del popolo biancoceleste, riprenderà forma e colore per il cinquantesimo anniversario. Allora ecco l’idea di Gigi Martini, terzino all’olandese, paracadutista quando ancora giocava a calcio, pilota dell’Alitalia nella vita successiva, oggi solo velista con l’ultima tentazione da esaudire: attraversare l’Oceano Pacifico in solitario.
Gli unidici della Lazio
Insieme, come allora. Gli undici di Maestrelli. Padri e figli, racconta lo slogan. Schierati sul campo, ognuno occupando la solita zolla, prima di dare il cambio e cedere il posto alla Lazio di Tudor per il riscaldamento. Roba da brividi. Un’emozione scolpita dal tempo. Gabriele Pulici tra i pali custoditi da Felice nel giorno del cinquantesimo compleanno. Nacque durante Lazio-Foggia, il 12 maggio ‘74. Paola, la mamma, era in ospedale a Pavia. Felix, invano, aveva chiamato a casa dei genitori prima della partita. Il telefono suonava libero. Seppe solo alla fine, dopo il rigore di Chinaglia e l’invasione sul prato dell’Olimpico, che era nato suo figlio. James Wilson, somiglianza impressionante con Pino, il papà capitano, accanto a Giancarlo Oddi, la roccia. Petrelli (ancora gioca a calciotto) e Martini sulle fasce. Il centrocampo degli eredi (Stefano Re Cecconi e Nicolò Frustalupi, allenatore con il Dna del regista) guidati dall’esperienza di Franco Nanni, 76 anni compiuti ieri, un segno del destino. E poi l’attacco atomico. Garlaschelli da Vidigulfo al suo posto, Matteo D’Amico (buon tocco, non tanto dinamismo) all’ala sinistra e Massimo Maestrelli, il figlio di Tom, centravanti per l’occasion e indossando la maglia autentica di Long John. George junior Chinaglia impossibilitato a raggiungere Roma. Come Franzoni, Moriggi (il secondo portiere) e Inselvini. Borgo, Tripodi e Manservisi presenti con Andrea Lenzini (nipote di Umberto), Stefano Lovati, Guido Bezzi, Antonio Sbardella junior, Veronica Facco e tutti gli altri. Scorreranno le lacrime durante il giro di campo. Gli applausi, le bandiere della Lazio e la coreografia spettacolare della Curva Nord. Una festa della lazialità, comunque vada la partita con l’Empoli (ore 12,30).