ROMA - Correre verso la porta, tamponando, sgomitando. Può essere un’immagine che sintetizza l’idea di Lazio che ha Tudor. Una Lazio d’assalto, con il giusto equilibrio. Il traguardo è segnare di più. Sarri quest’anno non ci è riuscito, si dannava l’anima: «Eppure facciamo le stesse identiche cose dell’anno scorso». Tudor riparte dalle carenze in zona offensiva. Con Verona e Marsiglia la media-gol si era attestata a 1,8 a partita. In conferenza non ha voluto dare tracce di modulo e schemi: «Difesa a 3? Magari 3 e mezzo», è l’unica concessione che ha offerto. Sarà il campo a delineare con precisione le sue intenzioni, dalla Juve in poi. Ma alla squadra fin dai primi giorni ha chiarito che si giocherà “uomo su uomo”, che la costruzione sarà a 3, che in attacco vuole sempre 7 uomini, è un concetto che sta ripetendo continuamente in allenamento e non deroga. Il conto dei 7 uomini parte dal centravanti, prosegue con i due trequartisti del 3-4-2-1. A loro devono aggiungersi tre centrocampisti su quattro e un difensore, il braccetto di destra o di sinistra. In fase di ripiegamento invece il concetto che Tudor ha trasmesso è che dovrà sistemarsi con il 4-4-1-1, è una mossa di sarriana memoria. Anche la sua Lazio si difendeva schierandosi su due linee a 4, aiutata dagli attaccanti. Tudor non stravolgerà tutto, questo l’ha chiarito, confermerà una parte dell’organizzazione difensiva magistrale creata da Sarri.
Tudor, il raconto dell’ex Behrami
Di Tudor nei giorni scorsi ha parlato Valon Behrami, ex freccia biancoceleste, ha lavorato con il croato a Udine. Ecco cosa può intendersi per Lazio d’urto e d’assalto, qui è sintetizzato il concetto dei 7 uomini in attacco: «Tudor vuole aggredire l’avversario - ha detto Behrami a Radiosei - vuole intensità, coraggio e personalità. Non gli piace aspettare, devi andare diretto, è un grosso cambiamento da questo punto di vista. Pur concedendo spazio alle spalle dei difensori vuole andare nell’uno contro uno. Tutti devono partecipare alla manovra offensiva, vuole che in molti riempiano l’area di rigore. Lui non ti tiene legato ad una schema tattico, vuole che i giocatori vadano, si prendano dei rischi». Tudor può sembrare altero in campo, non è tipo che fa sconti, gioca chi merita. Ma sa essere anche un motivatore: «Tudor è molto positivo, entra nello spogliatoio e dice sempre “buongiorno campioni, la vita è bella”, ti dà questa carica, non vuole vedere gente giù. Ha una forte personalità ed un’identità molto chiara». Behrami rimase colpito dal modo in cui s’impegnava a creare un clima sereno: «È uno positivo, ma non ammette pause. Parla tanto, pretende atteggiamenti reattivi. Non guarda in faccia nessuno. Non conta come ti chiami, affronta tutti allo stesso modo e se non ha le risposte giuste va avanti con altri. Ti affronta, se hai qualcosa da dire meglio che gliela dici in faccia».