Lazio, gelo tra Sarri e Lotito: sono sempre più divisi

Martedì a Formello confronto tra allenatore e squadra: l’emergenza pesa. Le parole del tecnico a Firenze e l’andamento sono i motivi del distacco
Daniele Rindone
4 min

ROMA - Continua a succedere di tutto e di più. In mezzo al marasma la Lazio è sempre più uno scompigliato insieme. Ci sono strappi di mercato mai elaborati tra Lotito e Sarri, il presidente dei «100 milioni spesi» e l’allenatore dell’abbecedario di mercato «ho chiesto A, sono arrivati C e D». Restano chiusi nel loro scontento che molto probabilmente li spingerà verso l’addio a giugno. Svolte anticipate vengono periodicamente smentite. Ci sono guasti tecnici che non si riescono a risolvere, limiti di rosa e croniche amnesie. Si sono aggiunti infortuni muscolari, indisposizioni, influenze, bronchiti. Sfasamenti, sfinimenti, estenuazione da calendario. In questo bailamme non c’è verso di invertire la tendenza, di scendere dall’altalena dei risultati. Ogni volta che sembra riprendersi, la Lazio precipita di nuovo. Identità smarrita e spremitura degli stessi giocatori la costringono ancora di più ad alti e bassi. Nessuno è difendibile. Sbaglia chi gioca, chi allena, chi comanda.  

La ripicca sul mercato

 «Ognuno si prenda le sue responsabilità. La società a luglio è stata chiara su chi faceva il mercato. Non so se abbiamo la struttura materiale e mentale per fare tre-quattro competizioni», riecheggiano le parole di Mau a Firenze. Non sono andate giù a Lotito, che raccontano infuriato. Ma non è la prima volta che le sente. «La Lazio così com’è è competitiva e Sarri non mi ha chiesto rinforzi», ripeteva il presidente a fine gennaio. Restano su posizioni differenti, sono sempre più insopportabilmente distanti. «La Lazio in questi anni è sfuggita di mano a molti», è stata un’altra battuta pungente ma realistica del Comandante. Il peccato originale di Lotito si ripete nel tempo, è quello che ha generato quasi tutti gli altri peccati: i ritorni al passato dopo i salti nel futuro.  

Il confronto tra presidente e allenatore

Lotito e Sarri devono saper resistere a tutto, anche al loro rapporto. Resistere, ritrovare le forze. E’ un po’ il concetto che il tecnico ha espresso ieri alla squadra alla presenza del diesse Fabiani. Ci sono mille logiche ragioni dietro al ko di Firenze, tranne una: la mollezza generale. Di tutte le altre attenuanti si è parlato nello spogliatoio. Il calendario ha imposto partite senza tregua in condizioni generali precarie. La Fiorentina correva a doppia velocità, era più fresca, pronta e riposata. Marusic era a rischio, ha giocato con un’infiltrazione, aveva chiesto di fermarsi, Sarri gli ha chiesto sacrificio. Casale aveva 38 di febbre, Provedel la bronchite, faticava a respirare. Romagnoli era costipato. Isaksen e Hysaj avevano acciacchi muscolari. In partita si è fatto male Felipe Anderson, ma è rimasto in campo. Problemi che rischiano di ripercuotersi sulla partita col Milan di dopodomani e su quella con il Bayern. Troppe parole si sono spese durante i confronti di quest’anno a Formello, sono sempre uguali. La Lazio patisce se stessa, ma deve trovare la forza di reagire, di superare questo momento per restare in corsa in campionato, quantomeno per un piazzamento europeo, per giocarsela con onore a Monaco, per puntare la finale di Coppa Italia. Dei cali storici della squadra, a caldo, aveva parlato Marco Parolo, ex senatore biancoceleste a Dazn: «La Lazio fatica ad acquisire una continuità mentale. E’ un problema che c’è da anni. L’anno scorso accelerò quando uscì dalle Coppe». Un nuovo ciclo era iniziato con Sarri, se è davvero finito dopo tre anni lo dirà il finale di stagione: «Questa è una squadra con un’età media molto alta e che verrà rifondata. Ma ha anche una base da cui ripartire. Se il ciclo è finito? Tutti i cicli finiscono in modo inevitabile», è stata una delle parafrasi di Mau a Firenze. Un nuovo ciclo potrà pure iniziare, il rischio è che tutto cambi perché nulla cambi. Così è da 20 anni. 


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