Il vizio della Lazio
Di esperienza in batoste e figure comiche la Lazio ha preso lauree, master, dottorati e cattedre, è successo anche sotto la guida di un luminare quale Mau: «Ai tifosi possiamo promettere che queste prestazioni terminino questa sera. Che dalla prossima daremo sempre il 100%. Le sconfitte le accetti male se non dai quello che ti saresti aspettato. L’importante sarebbe ripagare i tifosi dando il massimo». Promesse onorevoli, ma vane. E’ una tortura masochistica, quella della Lazio. Più che l’ultima caduta preoccupano le future delusioni. E’ colpa di un difetto mai risolto, la Lazio spesso si autoelimina dalle partite. La desolante pochezza di Riyad può avere tante spiegazioni e nessuna considerando la ripetitività ciclica dei ruzzoloni. «Dopo 4-5 partite la squadra ha sempre questi cali», è l’interpretazione che Sarri dava nel suo primo anno da allenatore biancoceleste e che continua a dare nella terza stagione. Un esame di coscienza deve farlo anche lui, non ha brillato per spinta avvicinandosi a questa Supercoppa. Con la nevrotica fragilità della Lazio, per evitare la “vuotaggine” che spesso la attanaglia, forse bisognerebbe calibrare meglio qualche uscita. Anche perché finire da irridente a irriso non è proprio il massimo. Ciò non toglie che le cinque vittorie avevano celato alcuni problemi strutturali, soprattutto in attacco.