Lazio, servono più gol: il dato rispetto allo scorso anno

Tiri totali e nello specchio, percentuale realizzativa e reti fatte: i numeri sono inferiori. Ora Sarri deve trovare la soluzione per consentire al tridente di colpire
Lazio, servono più gol: il dato rispetto allo scorso anno© ANSA
Daniele Rindone
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ROMA - Chiusa la porta interna, non riescono a sfondare la porta esterna. Deve aprire le ali la Lazio per segnare di più e salire in classifica. Sono tarpate. Il che contribuisce ad abbandonare Ciro al suo destino. Anche Sarri lo sa e lo dice, ma non trova pace nel cercare una soluzione: «Dobbiamo attaccare e riempire l’area con continuità e quantità. È una richiesta che facciamo spesso. Felipe e Pedro per caratteristiche non la attaccano molto, Zaccagni è migliorato, ma abbiamo perso la capacità di saltare l’uomo e di trovare la superiorità numerica. Speriamo di ritrovare queste caratteristiche». Hanno perso il passo fulmineo Felipe e Zaccagni, mancano le loro improvvise folgori. Non riescono più a garantire gli interscambi, gli uno-due con le mezzali, che aiutavano a produrre assalti esterni. Le cadenze erano martellanti, si creava un balenio di inserimenti. Davanti all’area le ali della Lazio oggi arrivano con i visi languidi o vengono disarmate prima, partono troppo defilate ed è anche questo modo sbagliato di attaccare che zavorra Immobile. Irride le lavagne di Mau questo difetto: «L’anno scorso eravamo riusciti a risolverlo. Il modo di giocare è lo stesso», ripete il Comandante tra i tormenti. 

I numeri dell'attacco della Lazio

Ciro vorrebbe più vicine le ali per sentirsi meno solo là davanti. Per media di passaggi ricevuti vive la stagione più povera: 18 di media quest’anno, 21 l’anno scorso, 30 nel 2021-22 solo per citare le stagioni sarriane. Fatto sta che la gioiosa macchina dell’anno scorso offre di sé un’immagine e numeri diversi. Tredici i gol segnati in dodici partite, un anno fa erano 24 alla 12ª giornata (con tre 4-0 di fila contro Cremonese, Spezia e Fiorentina). Impressiona il numero di tiri nello specchio, la percentuale è crollata dal 51,2 dell’anno scorso al 42,7 di quest’anno. La Lazio è quint’ultima nella classifica di riferimento (40 tiri nello specchio totali). La media gol è passata dall’1,4 all’1,1, la media realizzativa dal 12,4 al 10,06. La media dei tiri è più o meno uguale (11,2 contro l’11,7 di un anno fa) anche se oggi la Lazio per tiri totali (134) è 13ª. C’è un solo dato aumentato, la media cross su azione: 7,7 l’anno scorso, 10,2 quest’anno. Si crossa di più, si dribbla di meno. Un paradosso sarriano. E’ il dato che si sposa con la tesi di Mau: «Non saltiamo l’uomo». Un anno fa la media dei dribbling riusciti era 7,7, quest’anno 6,9. Quasi un punto in meno. Sulla minore capacità di segnare non può incidere il giardiniere dell’Olimpico, tanto per riferirci alla polemica innescata di nuovo da Sarri dopo il derby: «Stadio buono per i concerti, non per giocarci a calcio visto il terreno».  

Lazio, la cura di Sarri per la pausa

Il Comandante proverà a lavorare ancora di più sulla partecipazione ai gol delle ali, coinvolgendo nel conto anche Pedro e Isaksen, i vice. Più che parlare con i quattro attaccanti esterni, più che invitarli a lanciarsi in profondità e in quantità nell’area di rigore avversaria, a giocare sul filo della rapacità, non può fare: «Se non si salta l’uomo non c’è tattica che tenga». Non può essere solo una questione individuale, ci saranno dei meccanismi che stanno mancando e non si può catalogare l’assenza di Milinkovic come un dettaglio né si possono escludere aspetti fisici e mentali dei singoli. Gli aspetti che hanno rincuorato il Comandante sono questi: «Abbiamo ritrovato la capacità di stare corti, la solidità difensiva, l’aspetto caratteriale». Piano piano sta ritrovando la Lazio, pezzo dopo pezzo. Ci ha messo due mesi, dopo i ko con Lecce e Genoa, per rimetterla in corsa in classifica. Ci è riuscito ricostituendo la fase di non possesso e limitando i crolli, adesso deve concentrarsi sulla concretezza andata perduta e non ancora trovata. 


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