Derby Lazio-Roma, Sarri furioso: le urla in allenamento

L'allenatore biancoceleste scatenato nella rifinitura: ha urlato e torchiato tutti sul piano tecnico e tattico
Daniele Rindone
3 min

Una iena, Sarri. Era assatanato nella rifinitura di ieri. L’allenamento: una torchiatura tecnica, tattica. La psicanalisi applicata al calcio per ricaricare la Lazio freudiana dopo la vittoria Champions, per tenere lontani certi fantasmi, per evitare lo scacco psicologico. Mau ha urlato per tutto il pomeriggio vissuto in campo sotto gli occhi di Lotito e del diesse Fabiani. Anche la squadra sembrava sbalordita. Tutti hanno dovuto garantire un ritmo ruggente e dovranno replicarlo oggi. Sarri s’avvicina al derby vulcanicamente. Il pathos ha preso il posto del distacco. A marzo, dopo la doppietta, svelò la sua notte insonne: «Inizio a sentirlo sempre di più, per la prima volta ho faticato a dormire. Ho giocato negli stadi più caldi. La storia che sto vivendo qui è sempre più coinvolgente». Aveva fatto vedere molti video della Roma, aveva chiesto alla squadra di evitare di cadere nelle provocazioni: «Se protesta uno di loro, protestano tutti. Ho detto alla squadra di non caderci dentro».

La formazione e la sfida con Mourinho

La notte è sempre più piccola per Mau. Ansia da formazione e da superstizione, stavolta. I tormenti li ha pensando alla caviglia destra di Marusic, al flessore destro di Luis Alberto, al centrocampo da indovinare, all’autonomia di Pedro. La superstizione sta nei numeri. I due derby, l’anno scorso, li ha vinti senza subire gol. Struggente l’eco della storia, era successo solo a Maestrelli nel 1972-73, nella stagione che precedette lo scudetto. Mai si sono registrati tre clean sheet di fila, Sarri ha l’occasione di entrare nella leggenda anche se a lui interessa restare «nel cuore dei laziali». La cabala stuzzica ancora, spingendo ad atti apotropaici: la Lazio ha vinto le ultime tre sfide da ospitante contro la Roma in A, mai ha centrato il poker di successi casalinghi. Ci risiamo. Sarri conosce le trappole, non vuole sfottere la fortuna. Ma l’idea di dominare Mourinho di certo non gli dispiace. L’ha battuto tre volte, solo Simone Inzaghi ci è riuscito di più (quattro successi contro il portoghese). «Lasciatelo fare, a me è simpatico», disse Sarri di Mou dopo il derby di aprile in risposta alle solite frecciate. L’aveva giocato e vinto di nuovo con Felipe Anderson falso nueve, la vittoria era valsa il secondo posto, era nel vivo la volata Champions. Sarri riavrà Immobile, non dovrà inventarsi nulla almeno in avanti. Con Felipe aveva impostato tutto sui suoi movimenti, che le sue squadre spicchino con il finto centravanti è un dato di fatto. Ma quest’anno non ha mai smesso di rimpiangere i colpi da record di Ciro e i gol mancanti delle ali. «Io voglio restare e chiudere la carriera qui», è il Sarri che aveva iniziato la settimana del bivio Feyenoord-Roma. Ha un contratto fino al 2025 e vuole concluderlo. Solo a fine stagione si parlerà di futuro con Lotito. Il Sarri di ieri invece ha infiammato la Lazio, aveva il fuoco dentro, perpetuo. Ha fatto parlare il campo. 


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