Immobile sei nella leggenda - PODCAST

L’attaccante è arrivato alla Lazio nel 2016 acquistato dal Siviglia: da allora ha scritto la storia biancoceleste
Stefano Chioffi
11 min

Ha un tatuaggio particolare sul braccio destro. Due fiori e la frase di una scrittrice americana, Natalie Clifford Barney: “La rinuncia è l’eroismo della mediocrità”. Superare gli esami è quasi un’abitudine per Ciro Immobile. Come quella di portare al cinema i tifosi della Lazio da 2.364 giorni. Duecento gol in Italia e all’estero: 165 in campionato, 16 in Europa League, 10 in Coppa Italia, 6 in Champions, 2 in Supercoppa, 1 in Conference, 151 di destro, 27 di sinistro, 22 di testa, 134 dentro l’area, 9 da fuori, 57 su rigore. Benvenuti nella sua Hollywood. Una collezione di stadi e città. La realtà che supera la fantasia. Sempre di moda, da sette anni e tre mesi: rovesciate, acrobazie, colpi di tacco e una Scarpa d’Oro. Quel bacio sulla maglia, dopo la festa contro la Fiorentina, mentre la curva Nord cantava il suo nome, è un altro manifesto che racchiude la storia extralarge di Ciro, che ha saputo resistere alle onde del mercato, al fast-food del pallone e ai ricambi generazionali. Divertimento, emozioni, dediche speciali, sorprese, regali, quattro trofei, ma soprattutto l’amore assoluto per la Lazio: un marchio distintivo, la sua stella da sceriffo, in un calcio dove ogni legame ha un prezzo e si scioglie davanti all’offerta più ricca. Il poker alla Spal (6 gennaio 2018), sei triplette, trentuno doppiette. Trentasei gol nel campionato 2019-20, quando ha eguagliato il primato di Higuain. Tre titoli di capocannoniere in Serie A con la Lazio: quattro, in carriera, contando quello celebrato nel Torino.

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Immobile, il primo gol con la Lazio

Ha piantato la sua bandierina lassù, in cima all’Himalaya: ha sorpassato Giordano, Chinaglia, Signori e nel 2021 ha sfilato a Piola un record che resisteva dal 1943. Un cerchio magico che si è aperto a Bergamo, in una sera d’estate: 21 agosto del 2016. Un quarto d’ora per presentarsi: gol di destro, davanti a Sportiello, su assist di Milinkovic. Era la Lazio di Inzaghi, che non aveva ancora deciso di convertirsi al 3-5-2. Modulo alla Sarri: 4-3-3, lo stesso che Simone aveva adottato durante il percorso alla guida della Primavera. Ciro centravanti, naturalmente, con il baby Lombardi sulla fascia destra e l’olandese Kishna, ex Ajax, sulla corsia di sinistra. Vittoria per 4-3. E subito applausi per il ragazzo cresciuto a Torre Annunziata.

Lazio, l'estate inquieta del 2016

Un’estate inquieta, quella del 2016, ma baciata dal destino. La Lazio di Inzaghi era sbocciata quasi per caso. Dopo che Marcelo Bielsa, nel giro di pochi giorni, aveva firmato e strappato un contratto con Lotito, minacciando una causa. Un matrimonio senza luna di miele, tra polemiche e avvocati. Il tecnico argentino sosteneva che la Lazio non stesse seguendo le sue indicazioni sul mercato. Aveva chiesto al direttore sportivo Tare di prendere in attacco l’ex milanista Pato, che giocava all’epoca nel San Paolo, e l’ecuadoriano Enner Valencia, che arrivava da otto gol in cinquantaquattro partite con il West Ham. Bielsa voleva rivoluzionare la Lazio. Nella sua lista aveva inserito anche il portiere Mandanda, Morel, Rodrigo Caio, Mendy, Isla, Beausejour e Thauvin (ora all’Udinese). Inzaghi era in vacanza, si trovava in Sardegna, al mare. E si stava preparando a diventare il nuovo allenatore della Salernitana. La retromarcia di Lotito avvenne negli uffici di Villa San Sebastiano. La lite al telefono con Bielsa e la decisione di puntare su Simone.

Immobile, l'arrivo come erede di Klose

Luglio 2016, ritiro di Auronzo. La Lazio era alla ricerca dell’erede di Klose. Era andato via anche Candreva, preso dall’Inter, ma Inzaghi aveva suggerito a Lotito di concentrarsi sulla punta. Sua l’intuizione di costruire la squadra intorno a Immobile, che il Siviglia di Monchi era disposto a cedere. Prezzo low-cost, un affare. Trattativa definita tra il 20 e il 25 luglio: 8,9 milioni e due bonus da 150.000 euro in favore del club spagnolo (premi legati alle qualificazioni della Lazio in Europa), oltre a un indennizzo da riconoscere al Sorrento, dove la Juve lo aveva scoperto nel periodo in cui Ciro giocava nella categoria Allievi. Empatia immediata, dal giorno del suo arrivo nell’hotel di Auronzo. La stima e l’affetto di Inzaghi. Gioco veloce, a uno o due tocchi, la ricerca del corridoio giusto, lanci in profondità, uno stile perfetto per le caratteristiche di Immobile, diventato subito il socio ideale di Milinkovic e Luis Alberto. Passaggi filtranti e gol in banca per cancellare i problemi vissuti nel Borussia Dortmund di Klopp, che lo aveva scelto al posto di Lewandowski, ma lo alternava con Aubameyang, e nel Siviglia di Emery, che gli preferiva spesso Fernando Llorente. Esperienze faticose, ma formative. Palestre di vita che gli hanno insegnato a restare in equilibrio nei momenti complicati.

Immobile nel circolo dei vip: 200 gol con la stessa maglia

Nella Lazio ha trovato la sua casa. Dal 2016, in base al rapporto tra spesa e rendimento, Immobile si è trasformato nell’affare più vantaggioso della Serie A. E da martedì sera, dopo la perla al Feyenoord, è entrato nel circolo dei vip: duecento gol, tra campionato e coppe, con la stessa maglia. Un capolavoro riuscito a Robert Lewandowski (277 nel Bayern Monaco), Kylian Mbappé (224 nel Paris Saint Germain), Lionel Messi (219 nel Barcellona) e Harry Kane (216 nel Tottenham). Ambizione e fedeltà: a luglio ha rinunciato ai soldi della Saudi League. Offerta sontuosa. Breve riunione di famiglia, con sua moglie Jessica. Porta chiusa, sbarrata, davanti al pressing degli arabi. In corsa c’era anche l’Al-Hilal, che aveva appena acquistato Milinkovic per quaranta milioni. I tifosi lo chiamano “the King”. E Sarri, anche in questa settimana che porta al derby, ha spedito un messaggio chiaro: la stagione della Lazio dipende da Immobile, abituato a convivere con le responsabilità. Il tecnico si aspetta almeno venti gol. Ciro non fa promesse, sta uscendo da una fase difficile, colpa di un 2023 condizionato degli infortuni. Anche il ct Spalletti lo considera decisivo per la Nazionale: fascia di capitano, leader, un modello per serietà e dedizione. Immobile ha un obiettivo: regalarsi un altro Europeo da protagonista con l’Italia, dopo quello vinto a Wembley con Mancini.

Immobile: la Supercoppa, il futuro e i gol migliori

Lotito l’ha definito “uno di famiglia”, per valori e senso di appartenenza. E anche la Lazio è entrata in modo profondo nella vita di Ciro, che abita in una villa a Monte Mario con la moglie Jessica e i figli Michela, Giorgia, Mattia e Andrea. “Dentro i miei gol c’è la spinta di tutti i tifosi”. Splendido il rapporto con i genitori: papà Antonio e mamma Michela. Dolcezza e solidarietà, frequenti le visite negli ospedali. Il piatto preferito? La parmigiana di melanzane. Tanti tatuaggi: dal ritratto di Jessica ai nomi dei suoi amori. Ha un contratto a vita, fino al 2026, quando avrà compiuto trentasei anni. Ma è il presente a catalizzare la sua attenzione: la risalita in campionato, la corsa agli ottavi di Champions, la Coppa Italia e la Supercoppa di gennaio a Gedda, quando la Lazio si giocherà il trofeo con il Napoli, l’Inter e la Fiorentina. Il suo segreto? Riuscire a spostare ogni volta, un gradino sopra, la linea delle aspettative. Duecento gol, cifra tonda: 150 in 219 partite con Inzaghi in panchina e 50 in 94 gare con Sarri. Un capitale immenso, che in realtà rappresenta solo la base su cui costruire il futuro. Le invenzioni più belle? Il tacco a Cagliari, nel 2018, quando firmò il 2-2 al 95’. Il tiro a giro di sinistro contro il Napoli (2018), dopo aver mandato in bambola due difensori. E il destro al volo in casa del Benevento (2020). Ma Ciro è anche altro: sessantotto assist. Coccolato dai tifosi e dai compagni, come ha spiegato Felipe Anderson: “Gli vogliamo bene, è un ragazzo d’oro”.


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