Lazio, la coscienza critica di Sarri

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Lazio, la coscienza critica di Sarri© ANSA
Stefano Chioffi
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Il concetto di famiglia emerge spesso nei discorsi di Sarri, quando spiega il rapporto che si è sviluppato con la Lazio: lavora a Formello da quasi ventotto mesi, ha un contratto fino al 2025 e durante la sua carriera non ha mai allenato la stessa squadra per quattro anni. A Stamford Bridge ricordano ancora il suo trionfo in Europa League, ma il Chelsea e Londra non gli mancano. La bellezza di vivere in un club che non è la scatola cinese di una holding o di un fondo rappresenta un altro elemento distintivo di questo legame. Un vincolo che non l’ha privato, però, di una coscienza critica. Chiedere in estate tre giocatori (Berardi, Zielinski, Milik) nel pieno della maturità e dai costi impegnativi non è stata una provocazione, ma il tentativo di accelerare un processo di crescita, un cambio di status, una politica nuova.

La Lazio di Sarri

Spingere la Lazio verso un’altra direzione, non solo a livello tattico, rientra nei compiti ambiziosi di Sarri: una rigidità che può produrre, a volte, contrasti o strappi con Lotito. Come a San Siro, dopo la sconfitta con il Milan, quando il tecnico ha detto che sul mercato “sono arrivati X e Y”, in merito alla lista dei nomi suggeriti. Un atteggiamento ruvido che genera confronti aspri, ma costruttivi. La visione opposta, nella scelta di un acquisto, costituisce di riflesso una garanzia per i tifosi: la ricerca della qualità, il rifiuto del compromesso. Sarri ha una personalità dominante, non si allinea, difende le proprie posizioni, anche se poi si considera un uomo di campo e un aziendalista, attento ai conti e al budget. È stato proprio il tecnico, durante la sua gestione, a consigliare a Lotito di riportare Felipe Anderson a Roma e di prendere Pedro, Romagnoli e Vecino: tutti a costo zero.

Sarri a caccia della terza vittoria di fila

Ricostruire la Lazio senza Milinkovic è stato un problema. Scenario inevitabile, però, in un calcio dove non esistono più gli intoccabili: il Napoli campione d’Italia ha perso Kim, l’Inter ha salutato Onana, Skriniar, Brozovic e Lukaku, il Milan ha ceduto Tonali. Solo il Manchester City, il Paris Saint Germain e il Real Madrid appartengono a un altro pianeta. La partenza di Sergej, due gol in otto gare con l’Al-Hilal nella Saudi League, è una parentesi chiusa per Sarri, che stasera a Reggio Emilia cerca la terza vittoria di fila dopo quelle contro il Celtic e l’Atalanta. Le certezze non mancano: Rovella è destinato a entrare nel giro della nazionale, ricorda un po’ Almeyda e Lucas Leiva, Guendouzi sposta gli equilibri con la sua energia, Castellanos può rivelarsi una splendida intuizione, Kamada è stato paragonato da Sarri a Kanté per i chilometri percorsi e la resistenza, Isaksen ha fatto registrare ottimi risultati negli ultimi test atletici. Un gruppo che piace e intriga, dopo un avvio deludente. Ora il calendario propone sei partite in ventidue giorni tra campionato e Champions: Sassuolo, Feyenoord, Fiorentina, Bologna, il ritorno all’Olimpico con il club olandese e il derby. Tre settimane per definire la dimensione della Lazio. E dimostrare che il 4-3-3 di Sarri non funzionava solo grazie a Milinkovic.


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