Il sergente italo-israeliano al fronte: "Immobile e la Lazio mi danno coraggio"

Si chiama Mayer Soliani, ha 21 anni e ora si trova vicino al confine con la Striscia di Gaza: "Vado sempre all'Olimpico, i colori biancocelesti sono l'amore più puro, ma c'è una cosa brutta ultimamente: quei cori contro la mia religione"
Valerio Minutiello
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Mayer Soliani è un soldato italo-israeliano impegnato al fronte. Per distrarsi dall'orrore che sta vivendo in questi giorni pensa alla sua grande passione: la Lazio. Fino a ieri notte è stato nella Striscia di Gaza, ora si trova nella città israeliana Ashkelon per riposare, vicino al confine, ma questa notte tornerà a Gaza. “La situazione qui purtroppo è molto delicata - ci racconta - io sapevo cosa mi aspettava, ma finché non lo vedi con gli occhi tuoi non lo capisci veramente, ma non ho paura, sono più arrabbiato che spaventato. Sono nato a Roma, ho 21 anni, mi sono trasferito in Israele che avevo quasi 12 anni e mi sono arruolato due anni fa. Ho cominciato il servizio militare come soldato semplice per poi diventare Sergente. Sono nel corpo dei Carri Armati".

Ci sono anche altri italiani nell'esercito israeliano?

"Sì ci sono, io personalmente ne conosco tre, ma sono in altri campi adesso, non qui con me".

Cos'è la Lazio per te, soprattutto in questo momento?

"La Lazio per me è non dico tutto ma quasi, sono cresciuto all’Olimpico con mio padre, avevo l’abbonamento, ho un tatuaggio della Lazio e di Immobile sulla gamba. Tutti gli anni riesco ad andare allo stadio a vedere la mia Lazio e a godermela, è l’unica cosa che mi dà tranquillità e che mi stacca un po’ dalla realtà".

Cosa pensi della situazione di Immobile e dell'ipotesi che possa lasciare la Lazio?

"Ho un tatuaggio con il suo nome e il suo numero sulla gamba, è la persona che più mi ha fatto appassionare a questo sport, veramente e non potrò mai smettere di ringraziarlo. Capisco che un po’ gli abbia dato fastidio quello che hanno detto alcuni tifosi e non esiste, non puoi criticare una persona che ha fatto così tanto per quella maglia. Però spero che siano solo cose dette così e che torni sui suoi passi perché non sono pronto mentalmente a dirgli addio".

Quando tornerai a Roma? 

"Io torno a Roma in base alle partite che ci sono. L’ultima volta mi sono fatto Lazio-Az, Bologna-Lazio e il derby. Ora ho in progetto di andare a Madrid per Atletico Madrid-Lazio se la situazione si calma. Ho già i biglietti aerei e tutto, spero di riuscire ad andare. In campionato ovviamente vorrei vedere il derby, la partita più importante, e poi un giorno mi farebbe piacere vedere Juventus-Lazio a Torino, non ci sono mai stato. Quello per la Lazio penso che sia l’amore più puro della mia vita, sono veramente fiero dei miei colori.

Parli della Lazio con gli altri soldati?

"Agli altri soldati del calcio italiano gliene frega poco sinceramente, il calcio italiano è calato molto, gli europei non ci guardano più come una volta. Qui nell’esercito ci sono tifosi un po’ di tutte le squadre, del Borussia Dortmund, del Liverpool, del Manchester City, e tante altre. Anche tra di noi c’è un po’ di sfottò e ci divertiamo prendendoci in giro".

Riesci a seguire la Lazio dal fronte, a tenerti aggiornato?

"Io riesco a seguire le partite da qui quando posso, le guardo, magari non per 90 minuti ma spesso ci riesco".

Ti piacerebbe ricevere un messaggio o un regalo da un giocatore?

"Certo che mi farebbe piacere ricevere un regalo o un incoraggiamento da un giocatore. Andrebbe bene chiunque davvero, poi se devo esprimere una preferenza, Immobile ha il cuore mio, oppure Luis Alberto, il Mago mi fa divertire tanto da tanti anni, posso solo ringraziarli. Loro mi danno conforto già semplicemente giocando bene e segnando per noi".

Perché tutta questa passione?

"Mio padre si faceva tutte le partite allo stadio e le trasferte. Io sono cresciuto allo stadio, ho un tatuaggio di me e papà fuori dallo stadio, lui ha in mano la bandiera della Lazio, io la maglia di Immobile con il 17 e sotto la scritta “di Padre in figlio”. Sono molto legato ai valori che trasmette questa squadra".

Ma c'è qualcosa che non ti piace...

“Se devo dirla tutta è diventato un po’ spiacevole andare allo stadio, perché io sono laziale da sempre e penso che non esista amore più puro di quello per la Lazio, però ultimamente hanno iniziato a fare molti cori contro di noi (ebrei, ndr) e spero che magari quest’articolo faccia aprire gli occhi a tutti quanti perché è veramente brutto andare allo stadio e sentire la tua curva insultare la tua religione per 90 minuti”.


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