Se non si trattasse di Sarri, le sue valutazioni nel dopo-partita sarebbero da considerare estremamente preoccupanti. Il 30 settembre, ovvero dopo appena un mese e mezzo di campionato e sette partite, quattro le sconfitte, un bilancio pesantissimo, l’allenatore della Lazio ha verosimilmente smontato la campagna acquisti e tolto qualche speranza ai tifosi. Ma Sarri è questo, tanto nel bene quanto nel male. Dubitiamo che Lotito abbia preso bene le sue parole, ma siamo anche convinti che Maurizio proverà in tutti i modi a smentire se stesso.
Quel “Non siamo una grande squadra” e “sul mercato ho chiesto A, sono arrivati X e Y” non sono proprio da manuale del perfetto motivatore. Per essere più realisti del re si rischia l’implosione anche perché il gruppo è questo, almeno fino a gennaio. E se è vero che vincere aiuta a vincere, perdere non aiuta per niente l’autostima, cosa di cui la Lazio in questo momento ha enormemente bisogno. La squadra è un cantiere aperto, è innegabile, l’anno scorso ha chiuso al secondo posto grazie a una splendida cavalcata senza lo stress delle coppe nel momento clou della stagione. Oggi ha perso Milinkovic e fa fatica a inserire i nuovi anche per mancanza di tempo, ma farsi sorprendere dai troppi impegni è un paradosso: la Champions da mesi è lì sul calendario. Quattro sconfitte in sette partite sono un segnale: Lotito - che rivendica un mercato da 100 milioni - solo pochi giorni fa chiedeva unità d’intenti e di vedere Castellanos. Sulla seconda è stato accontentato, sulla prima c’è da lavorare.