ROMA - L’incastro perfetto, la combinazione che gli serviva per dare un primo indirizzo alla sua avventura nella Lazio. Daichi Kamada si è inventato un gol alla Milinkovic proprio a Napoli, nello stadio di Zielinski, che Sarri aveva suggerito come possibile erede di Sergej durante le riunioni di mercato con il presidente Lotito. Un disegno baciato dal destino, la serata ideale per entrare in sintonia con il 4-3-3 e la nuova realtà. Un successo festeggiato mangiando una pizza con i compagni a pochi metri dal Maradona, in attesa di risalire tutti sul pullman per Formello. Diagonale di sinistro, un colpo di fionda che ha ricordato - per precisione e istinto - i regali che confezionava il serbo, pronto a lasciare Roma davanti all’offerta degli sceicchi dell’Al-Hilal. I tiri dalla distanza, oltretutto, sono una specialità del giapponese: l’anno scorso, in Bundesliga, con la maglia dell’Eintracht, quattro dei suoi nove gol sono nati fuori dall’area. I giornalisti del “Frankfurter Rundschau”, che lo hanno conosciuto nel 2017, quando Kamada arrivò dal Sagan Tosu per un milione e seicentomila euro, continuano a seguirlo con affetto. E sono convinti che abbia espresso ancora solo il cinquanta per cento delle potenzialità, considerando che ha saltato la preparazione atletica e ha firmato il contratto con la Lazio solo il 4 agosto. Nell’Eintracht aveva fatto la differenza vincendo la Coppa di Germania con il tecnico Niko Kovac e l’Europa League con Oliver Glasner. Due allenatori che lo chiamavano “der perfektionist”, il perfezionista.
A Napoli si è confrontato con Zielinski, si è mosso nella stessa zona di campo occupata dal polacco. Tempi giusti in fase di pressing e di inserimento: 66 minuti in campo, 87% di passaggi riusciti, accelerazioni da 30,7 chilometri orari. In tre partite ha toccato 89 palloni e ha lavorato anche in copertura: 22 contrasti. L’acquisto di Kamada è stata un’idea di Lotito: ha preso da svincolato un giocatore che vale, in base ai parametri di Transfermarkt, ventisette milioni. Un’intuizione condivisa da Sarri, abituato nella sua carriera a trasformare mezzepunte in centrocampisti totali: esperimento riuscito con Zielinski, Kovacic e Milinkovic. Il giapponese piace a Sarri per il suo calcio geometrico, essenziale, ordinato. E per la velocità di lettura delle situazioni, come è avvenuto a Napoli quando ha saputo approfittare del velo di Luis Alberto in occasione del raddoppio. Pochi ricami, giocate semplici, disciplina tattica, una media di otto chilometri percorsi in 192 minuti tra Lecce, Genoa e Napoli. Kamada è un capitale da dieci gol a stagione. Impatto promettente e margini di progresso. Deve crescere nella ricerca dei lanci in verticale per Immobile, migliorare i meccanismi sul lato destro con Felipe Anderson e garantire più assistenza a Cataldi. Sfumata la possibilità di assicurarsi Zielinski, Sarri ha puntato con decisione sul giapponese per tre motivi: dinamismo, esperienza a livello internazionale e capacità di presentarsi al tiro, nel tentativo di compensare così la perdita di Sergej. “Ho bisogno di trovare gol e assist, sento la pressione di rimpiazzare Milinkovic”, ha detto Kamada sabato notte. Ma dopo la perla allo stadio Maradona, in una partita rischiosa e delicata, paragoni e responsabilità peseranno un po’ meno nella testa di Daichi. La Lazio ha capito che può continuare a divertirsi anche senza il Sergente: la consapevolezza che mancava.