Luis Alberto, è calcio di pochi

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Luis Alberto, è calcio di pochi© Marco Rosi / Fotonotizia
Ivan Zazzaroni
3 min

In quattro minuti la Lazio si è vista annullare dal Var due bei gol per altrettanti fuorigioco millimetrici, mentre i primi due non potevano essere messi in discussione e le sono stati dati buoni. Una Lazio che ha accettato a lungo di subire l’iniziativa di un Napoli in serata (mezza, per la verità) e che ha saputo metterlo sotto con le percussioni di Felipe Anderson arricchite dalle magie di Luis Alberto: un tacco degno del miglior Madjer e il magnifico velo che ha ispirato la rete di Kamada. Lo spagnolo ha qualità che pochi possiedono, vede un calcio che ad altri è vietato, le sue insofferenze e trasgressioni, talvolta inaffrontabili, sono peraltro espressioni di un’evidente genialità. Bellissima partita Napoli-Lazio, di emozioni diffuse e contrastanti, più tecnica quella di Rudi Garcia, intelligente e strategica la risposta di Sarri: non a caso, ogni volta che la Lazio, volutamente attenta e coperta, si è presentata dalle parti di Meret è andata vicinissima al gol. Notevoli i progressi di condizione mentale e atletica mostrati da Cataldi e compagni, chiari i problemi difensivi denunciati dal Napoli: naturale ripensare alla maledetta clausola di Kim, ma certo anche Olivera ha sofferto eccessivamente le ripartenze di Felipe. A un primo tempo di solo Napoli ha dunque corrisposto una mezz’ora finale in cui la Lazio ha fatto quello che voleva: non me la sento di bocciare totalmente la prova della squadra di Garcia perché per un’ora ho visto cose eccellenti, anche se il miglior Osimhen le è mancato e Kvara è calato troppo in fretta. Promossa invece la terza Lazio stagionale che, evitando ogni accademismo (Mago a parte), ha puntato tutto sullo slancio e sul contagioso divertimento con cui sa spesso entrare in partita.

La Giovane Bellezza

Intorno al sessantacinquesimo, sull’1-1, ho telefonato a Claudio Beneforti che era al Dall’Ara: «Benny, ma sta giocando da dio». Da un quarto d’ora il Bologna dominava il Cagliari, costretto ad abbassarsi per tentare di limitare i danni. Qualche minuto più tardi ho capito che stavo addirittura assistendo a qualcosa di calcisticamente magico, poiché insolito dalle nostre parti: nel momento di massimo sforzo per provare a vincere, Motta ha consegnato le chiavi del gioco a Kasper Urbanski, polacco del 2004, e in seguito ha inserito Ousama El Azzouzi, marocchino-olandese del 2001. Il terzo coniglietto uscito dal cilindro di Tiago è stato Giovanni Fabbian, il 2003 che dall’Inter sarebbe dovuto andare a Udine per Samardzic: saltato l’affare, il ragazzo è stato catturato da Giovanni Sartori, ds-scout di vecchia scuola ma il migliore del momento. Il tempo di un respiro e Fabbian ha naturalmente segnato, il Bologna ha vinto la partita e il tifoso è uscito dallo stadio convinto di aver speso proprio bene i baiuc, i soldi. Miracolo!


© RIPRODUZIONE RISERVATA