Nemmeno cinque cambi (obbligatori) hanno rallentato la marcia della Lazio anche se Sarri ha dovuto correggere la squadra in corsa per ribaltare la partita contro il Midtjylland e andare in fuga con lo Sturm prima dell’ultima giornata. A Rotterdam, giovedì prossimo, i biancocelesti si giocheranno la qualificazione al turno successivo e tre giorni dopo dovranno affrontare il primo derby della stagione con il peso di un lungo viaggio all’estero. È un momento d’oro per la squadra di Mau, che sta dando continuità alla sue prestazioni nonostante gli impegni ravvicinati e un turnover che può togliere qualità - come ieri sera - ma non intensità e determinazione. Sarri lo può considerare il suo successo più importante se consideriamo le difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso del primo anno a Formello. Certo, contro i danesi la Lazio stava pagando proprio gli errori di due riserve, Gila e Marcos Antonio, poco abituati ancora a stare in campo con regole tattiche severissime, ma anche sullo 0-1 non si è persa d’animo e con calma ha ricostruito una partita completamente diversa da quella che aveva preparato.
La ferocia con cui la Lazio è riuscita a recuperare la vittoria, splendido l’assist di Felipe a Milinkovic (stoccatore infallibile, secondo solo a De Bruyne in Europa nel determinare i gol della propria squadra: 12 contro 13), è un segnale che qualcosa sta davvero cambiando. Non solo il serbo e il brasiliano ma anche Zaccagni sono saliti in cattedra dettando i tempi di gioco e mettendo pressione alla squadra danese, molto organizzata e abile nel pressing. Al debutto come centravanti al posto di Immobile, ha fallito il giovane Cancellieri, apparso molto più vivo e intraprendente quando Sarri lo ha riportato sulla fascia spostando in mezzo Felipe, come a Bergamo. L’ex talento del Verona ha bisogno di tempo e di allenamenti non solo per salire al livello dei suoi compagni ma anche per capire un ruolo completamente diverso da quello che gli aveva permesso di conquistare addirittura un posto in Nazionale. Più o meno lo stesso tempo che servirà per addestrare Marcos Antonio a giocare davanti alla difesa, dove è vietato sbagliare: letale il suo errore, successivo a quello di Gila, in occasione del vantaggio di Isaksen. Sarri ha deciso di cambiare quasi tutto dopo una decina di minuti del secondo tempo, cioè dopo una traversa colpita dal Midtjylland e una da Zaccagni, incontenibile quando da sinistra rientra con il destro per l’assist o il tiro. Mau ha inserito Cataldi, Vecino e Pedro togliendo Marcos Antonio, Basic e Cancellieri e ha preso il comando assoluto della partita. Il 2-1 è arrivato quasi subito, grazie a Pedro, ancora una volta decisivo subentrando dalla panchina. Un valore aggiunto che vale come l’oro, soprattutto fi no a quando Immobile non tornerà in campo: peccato che gli abbiano annullato il secondo gol per fuorigioco perché aveva chiuso una giocata da fenomeno. Lo spagnolo, a trentacinque anni, è ancora un uomo squadra per la mentalità con cui aff ronta gli impegni, che siano di dieci minuti o di novanta. Secco e preciso il sinistro con cui ha consentito alla Lazio di vincere nonostante la soff erenza fi nale. Il successivo errore di Felipe, a tu per tu con il portiere danese, poteva essere letale in un fi nale pieno di tensione e, in qualche circostanza, anche di disattenzione. Meno male per la Lazio che l’arbitro ha colto Juninho in fuorigioco quando ha sorpreso Provedel per il possibile e ingiusto 2-2. Confortanti e promettenti i venti minuti concessi al baby Romero, che nononstante i suoi 18 anni e un contratto in scadenza, può diventare una delle alternative di Sarri sulle corsie esterne. Per l’atteggiamento con cui è entrato in campo, l’argentino tanto caro a Messi sembra il miglior allievo di Pedro. Perderlo sarebbe un peccato.