ROMA - È un assalto al vertice, la risposta Champions da inviare alla concorrenza. Immobile, durante il ritiro azzurro di Coverciano, si era persino sbilanciato, ipotizzando la corsa scudetto, se non altro come prospettiva a lungo termine. Alzare lo sguardo, senza porsi limiti, per entrare tra le prime quattro, l’autentico obiettivo stagionale. Un percorso di crescita costante, ambizioso e consapevole, a patto di conservare lo spirito giusto e l’umiltà, dote indispensabile anche alle grandi squadre. La Lazio, viaggiando a fari spenti, si è issata al quarto posto prima della sosta. Oggi, nel lunch match, non deve far andare di traverso il pranzo al popolo biancoceleste, pronto a colorare e riempire d’affetto l’Olimpico, nella domenica in cui si sfioreranno i 40 mila spettatori e Lotito intitolerà la Sud a Tommaso Maestrelli, di cui tra pochi giorni ricorrerà il centenario della nascita. Divieto di fermata. Non avrebbero senso discorsi, aspettative e dolci pensieri se Sarri non riuscisse a superare lo Spezia del suo amico Gotti, ex assistente ai tempi del Chelsea.
Lazio, continuità
Cinque mesi fa al Picco, vincendo in rimonta e con il gol irregolare (e contestatissimo) di Acerbi, la Lazio riuscì a prendere l’inerzia favorevole e piazzare l’allungo decisivo per il quinto posto, garantendosi la qualificazione ai gironi di Europa League. Oggi ha l’esigenza di consolidare la classifica, trovando continuità di rendimento e di risultati. E’ il mantra di Sarri, spaventato dai ricorrenti black-out in cui sprofonda il gruppo. Il calendario sembra favorevole, già dal prossimo turno, con la trasferta di Firenze, comincerà la salita. La squadra biancoceleste ha l’opportunità per restare in zona Champions, rispondendo alla Roma e prendendo un bel vantaggio sull’Inter di Inzaghi, in piena crisi. Non solo. Può trasferire agli scettici un’immagine convincente, come è stata capace in progressione dall’inizio del campionato a Ferragosto: il successo in rimonta (e in dieci) sul Bologna, il pareggio su un campo difficile come quello del Toro, lo show con l’Inter di Inzaghi, lo scialo di Marassi con la Samp, mezz’ora da favola prima di cedere allo strapotere del Napoli e chiudere con i rimpianti per il rigore negato a Lazzari, le prove di maturità e da gruppo consapevole della propria forza con Verona e Cremonese.
Lazio, margine
Se la Lazio era crollata in Danimarca, al secondo turno di Europa League e dopo otto partite ufficiali, in campionato sinora non ha “bucato” un impegno, almeno dal punto di vista dell’intensità e della concentrazione. E allora la curiosità cresce, perché non è mai semplice riattaccare la spina dopo la sosta. Sono partite sporche, complicate, da spianare in partenza. Senza snobbare le insidie create dallo Spezia, 8 punti e l’esigenza di invertire il rendimento esterno, sinora negativo: 3 sconfitte su 3, 6 gol al passivo e neanche uno all’attivo. Gotti non è stato aiutato dal calendario. Fuori casa ha perso con Inter, Juventus e Napoli, arrendendosi al Maradona solo a tempo scaduto per un gol di Raspadori. Non sarà facile, insomma, mettere sotto i liguri. Sarri, silente e costretto alla tribuna per squalifica, conterà sul recupero di Immobile, Lazzari e Pedro, mai troppo considerato, eppure decisivo. Ha una rosa più profonda e fornita rispetto alla passata stagione, altrimenti non si prenderebbe il lusso (talvolta) di utilizzare Luis Alberto da dodicesimo. Ha strappato la conferma insperata di Milinkovic. Provedel e Romagnoli lo hanno aiutato a trasformare la difesa. Ora aspetta i progressi dei “ritardatari”: Marcos Antonio, il più atteso in estate, e Cancellieri, il vice Ciro mai visto da centravanti, potrebbero consegnargli un altro valore aggiunto in ottica Champions.